Anime grandi che nessuno guarda
Mio marito, un passato da ludotecario e un’attenzione particolare al mondo dei bambini e degli adolescenti.
Basta un gioco avviato con nostro figlio al parco comunale ed ecco sopraggiungere un nugolo di ragazzini. Un pò di regole sul cricket ed eccoli che si divertono da matti. Mi siedo e osservo. Guardo questi ragazzini che ogni giorno popolano il parco. Solitamente sbraitano, bivaccano, alcuni vandalizzano quello che hanno intorno. Col passaggio al secondo ciclo di scuola, spesso si assiste ad una involuzione dei rapporti tra alunni e insegnanti. Sarà che i ragazzini perdono l'aspetto tenero e infantile, sarà che gli ormoni li rendono inquieti e più rompiscatole, sarà il pregiudizio ricorrente dell’adolescente complicato e multiproblematico. Di fatto, molti docenti assumono un atteggiamento diverso, più distante, talvolta asettico, formale. Anche i genitori cambiano. Li guardano con occhi diversi o non li guardano affatto. Proprio nel momento esistenziale più delicato, quello in cui "la loro anima diventa così grande che per contenerla non basta una famiglia ma occorre un’intera comunità". (S. Biddulph)
Da un po' di tempo un interrogativo mi assilla. Non sarà che l’adolescenza, con la sua congerie di situazioni problematiche, l’abbiamo creata noi adulti? In fondo a questi ragazzini è bastato poco. É bastato guardarli. Lo sguardo sull’altro è il fondamento del rispetto. Rispetto deriva etimologicamente da respicere, che significa guardare indietro. Per guardare indietro è necessario rallentare o fermarsi. Per riconoscere l’essenza dell’altro è necessario interrompere il proprio percorso, uscire da sé e guardare l’altro. Mentre il gioco prosegue arriva un ragazzo. Me lo ricordo ai tempi del lavoro in ludoteca. Un bambino biondo che appena entrato in ludoteca ci chiese qualcosa da poter smontare. “Ti ricordi di me?” dice al più alto del gruppo, al ludotecario insomma. “Certo che mi ricordo”. Interessanti le sue considerazioni. “Ci hai sempre saputo fare con i bambini” dice. E aggiunge che gli è molto chiaro il senso di quello che sta succedendo. Sa che questi ragazzini sono praticamente invisibili. Oggi invece qualcuno li ha guardati. Si sta occupando di loro. Pare che anche il più testa calda si sia “piegato”. Questo ragazzo li conosce molto bene. Ragazzini abbandonati a se stessi, tenuti in ostaggio dalla noia e dall’indifferenza, anime sperdute incapaci di prendersi cura reciprocamente.
Gli adulti dove sono? Si percepisce bene al parco. Gli adulti e i ragazzini appartengono a mondi che non si incontrano mai. Nelle culture che hanno preceduto la nostra, la gente sapeva bene che i ragazzini avevano bisogno di una comunità educante e ogni adulto dedicava del tempo agli adolescenti. Intanto il déjà vu della propaganda elettorale attualmente in corso ci propina la solita solfa leziosa dell'attenzione ai giovani, i soliti slogan, triti e ritriti, ai quali nessuno crede, neppure chi li utilizza per raccattare voti. Si fanno vacue promesse di improbabili strutture. E comunque le strutture senza le persone servono a ben poco. Intanto qui si gioca seriamente e si canalizzano le energie. Ma un adulto non basta. Nelle culture del passato lo si sapeva bene. Mi piacerebbe vedere di tanto in tanto gente adulta togliersi il colletto inamidato e dedicare un po' di tempo ai nostri ragazzi.