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Da Pescara una lezione per Indietro tutta

Mentre gustavo un gelato artigianale biologico, in tema con l'ambiente che stavo osservando, giravo in lungo e in largo il centro di Pescara, completamente chiuso al traffico. Ero nel mezzo di una gigantesca isola pedonale.

Ovunque volgessi lo sguardo, in avanti, indietro, a destra o a sinistra, non vedevo neppure l'ombra di un'automobile. Da ogni parte sfrecciavano ciclisti urbani e dappertutto vi erano rastrelliere piene di biciclette. Una visione paradisiaca per un ecologista.

Sembrava di trovarsi in un enorme centro commerciale a cielo aperto, pullulante di negozi, ristoranti e bar frequentati esclusivamente da pedoni e ciclisti.

Al contrario di quanto possano credere quelli di Indietro tutta, qui nessun esercizio commerciale sembra navigare in cattive acque o essere prossimo alla chiusura a causa del centro urbano interdetto alle automobili. Dove non vi sono macchine ad inquinare l'aria e a seminare morte gli esercizi commerciali prosperano.

Gli amministratori comunali di San Ferdinando di Puglia farebbero bene a mettere il naso oltre lo stagno del paese. Per far questo non è necessario varcare le frontiere e andare in visita di istruzione nelle migliori città europee: Copenhagen, Amsterdam, Oslo, Londra, Barcellona, Odense, ecc. Non è necessario neppure scomodarsi a raggiungere città italiane notoriamente amiche della bicicletta come Pesaro, Bolzano o Ferrara. È sufficiente allontanarsi di soli 238 chilometri e visitare Pescara.

L’automobilista che arriva nel centro di Pescara si trova di fronte ad un cartello di divieto d’accesso. La sua avventura sulle quattro ruote termina qui. Per recarsi in centro deve lasciare la macchina in un gigantesco parcheggio situato di fronte alla stazione ferroviaria.

Che lezione di civiltà e di ecologia urbana per gli amministratori di Indietro tutta, che vogliono riaprire l’unica strada chiusa al traffico, per consentire agli automobilisti di parcheggiare a spina di pesce da entrambi i lati di Piazza della Costituzione e riportare la situazione COM’ERA PRIMA. Che lezione per quanti hanno eliminato la pista ciclabile di via Mazzini, e altre ne vogliono distruggere, per riportare le strade della città COM’ERANO PRIMA.

Che lezione di lungimiranza per quanti, di fronte alle temperature estive da forno degli ultimi anni, alla siccità prolungata e alla scarsità idrica, alternate a forti alluvioni e uragani devastanti, la cosa migliore che hanno ideato è spostare la location della Fiera del Carciofo dall’area mercatale al centro della città, per riportare le cose esattamente COM’ERANO PRIMA.

Che lezione per chi ha elaborato e sottoposto al giudizio degli elettori un programma assolutamente mediocre, senza sfide e senza sogni, in cui non v’è traccia alcuna del problema del riscaldamento climatico planetario e di come la città di San Ferdinando di Puglia intende affrontarlo a livello politico nei prossimi cinque anni. Per Indietro tutta il global warming è un problema di nessuna importanza. Neppure il pressante appello di Papa Francesco è riuscito a smuoverli: "Sul cambiamento climatico abbiamo un chiaro, definitivo e ineluttabile imperativo etico ad agire.”

Di recente Uomoplanetario.org ha pubblicato un’intervista al celebre meteorologo Luca Mercalli, il quale ritiene che i climatologi e i meteorologi non sappiano cos’altro fare per convincere gli italiani e i politici da loro eletti che il problema del riscaldamento climatico globale è drammaticamente serio e smuoverli ad una mobilitazione di massa per scongiurare l’aggravarsi ulteriore dei suoi effetti. Mercalli ha parlato di “dissonanza cognitiva”. La maggioranza dei cittadini italiani e dei politici sono impermeabili alle sollecitazioni degli scienziati e degli ecologisti, anche di fronte ad annunci di sventure imminenti. Roba da psicologi.

Un’irresponsabilità collettiva che andrebbe fermata. Ma come? Climatologi, meteorologi ed ecologisti stanno facendo tutto il possibile. Uno sforzo vano di fronte a tanta incoscienza.

Ma quando gli irresponsabili andranno al mare e le loro terga friggeranno alla temperatura di 42°, cosa penseranno? Forse il dolore sarà così forte da indurli a svegliarsi dal sonno profondo in cui sono caduti. Malediranno la cattiva sorte che li ha colpiti e di fronte all'ineluttabile scenario provocato dai cambiamenti climatici vorranno riportare le cose COM’ERANO PRIMA. Invano.