Ebbene sì, a San Ferdinando di Puglia la temperatura è -128°C
Matteo Della Torre
È raro vedere un termometro esterno di una farmacia segnare una temperatura così surreale: -128°C. Non siamo a Yakutsk in Russia (dove, tra l’altro, in pieno inverno non si superano i -64°C), ma in una cittadina del Sud Italia in una tiepida serata di inizio novembre.
Il fatto è chiaramente attribuibile ad un guasto tecnico, ma quel termometro impazzito è l’emblema della temperatura sociale, culturale, civile, ambientale e politica di una cittadina arretrata, dove nulla funziona, dove manca tutto. Un luogo di deprivazione culturale, civile, ambientale e sensoriale, in cui l’unica possibilità offerta ai suoi cittadini è quella di razzolare in un’aia assolata, lungo il fluire stanco dei giorni sempre uguali e interminabili ore annoiate, al ritmo regolare dei rituali rassicuranti della tradizione.
A quanti hanno acquisito miracolosamente un livello di consapevolezza superiore alla media paesana (che resta inchiodata al secondo stadio dello sviluppo morale, descritto da Kohlberg), a quanti sono usciti dal pozzo e sono scappati dall’aia, restano due possibilità: o scuotere la polvere dai calzari ed emigrare verso luoghi più civili e vivibili o restare nella cittadina arretrata, condannati ad una sofferenza sempiterna. Tertium non datur, nonostante gli sforzi dei pochi uomini e donne di buona volontà che ancora non si rassegnano.