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Il Capodanno dei porchettari

Foto: Matteo Della Torre

Non c'è nulla di più deprimente dell'osservare il comportamento di una persona che, nella molteplicità degli atti che compongono la quotidianità dell’esistenza, tutt'al più ha scelto una sola volta e poi ha smesso di scegliere in nome dell'abitudine o della tradizione.

Quando in una società la stragrande maggioranza smette di scegliere e agisce in modo automatico, al di là di ogni evidenza e opportunità, le cose si fanno davvero problematiche. Uno dei momenti in cui si assiste al trionfo delle azioni meccaniche e tribali, fatte quasi in stato di trance, è la notte di Capodanno.

Non scelta n. 1: i botti

Sul territorio di San Ferdinando di Puglia teoricamente i botti sarebbero vietati da un'Ordinanza sindacale. Ma, al contrario di quanto è successo quest'anno, ad esempio, nel comune di Casalbordino, in provincia di Chieti, dove i cittadini hanno rispettato l'Ordinanza del Sindaco che vieta i botti, da noi i cittadini "porchettari" hanno continuato a fare il loro porco comodo, infischiandosene del divieto percepito alla stregua di una diceria. Moralmente i botti di Capodanno sarebbero sconsigliati per ragioni che spaziano dallo sfruttamento del lavoro minorile in Asia, a motivazioni ecologiste o per questioni legate alla sobrietà delle feste e ultimamente anche come gesto di solidarietà per le vittime della strage terroristica in Francia. Non ultimo per il problema del panico che i botti provocano negli animali fino a causarne la morte. Ma per molti, sopra i divieti e le istanze morali, sembra prevalere la legge barbarica del “me ne frego”.

Non scelta n. 2: gli spari

Pistole Smith & Wesson, Beretta e 357 Magnum, fucili Winchester e Ramington e via, allo scoccare della mezzanotte, tutti fuori a sparare da balconi e terrazze. Si spara il più delle volte perché le non-scelte dei padri divengono non-scelte dei figli. Lo si fa perché si è sempre fatto così, dicono…

Suoni di guerra, che in tragici casi portano anche la morte. Chi non ricorda la nostra concittadina che la notte di Capodanno del 1994 fu colpita a morte da un proiettile vagante esploso dal festaiolo di turno?

Non scelta n. 3: i rifiuti

Quando anni fa gestivo una ludoteca, c’era un simpatico bambino che, se rimproverato per i suoi modi alle volte ruvidi di rapportarsi agli altri bambini, rivendicava il suo diritto al gioco rispondendo impettito: "io do giocare!"

Se qualcuno di noi, terminati i bagordi di Capodanno, girasse a tarda notte, vedrebbe per le strade i resti della irresponsabilità infantile dei “porchettari” del Capodanno: bossoli di pistola ovunque, rifiuti pirotecnici, piatti in frantumi nel bel mezzo della strada. "Io do festeggiare" direbbe il “porchettaro” a chi ardisse redarguirlo. Dopo aver reso la strada una porcilaia, tanto poi qualcun altro pulirà, il “porchettaro” ha anche la sfacciataggine di protestare per l'aumento della tassa sui rifiuti solidi urbani. È come darsi una martellata sul dito per poi lamentarsi del dolore.

I più cinici credono che i “porchettari” non si interessino ai grandi temi e che siano indifferenti ai problemi ecologici, poiché vivono una vita di beata ignoranza, mangiando porchetta da mattina a sera. E più ingeriscono questo cibo, più esso permea il loro soma con un grugnito. Questi cinici pensano che per i sanferdinandesi non esista alcuna speranza e che resteranno sempre uguali a loro stessi nei secoli dei secoli, come vittime di un maleficio. Ma noi, estremisti dell'ottimismo, continuiamo a credere nelle favole a lieto fine.

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