La pace è un volo di farfalle
Per spiegare la nonviolenza e manifestare contro la guerra, noi insegnanti dell’Istituto Comprensivo “da Feltre-Zingarelli” di Foggia abbiamo utilizzato la metafora delle farfalle, ispirate dal filosofo nonviolento Danilo Dolci, il quale in un suo scritto affermava che “mai abbiamo sentito di una guerra tra popoli diversi di farfalle, di una guerra tra farfalle nemiche”.
Danilo Dolci nel suo scritto proseguiva parlando della metamorfosi del bruco in farfalla. Il piccolo bruco, da essere che divora, predando talvolta anche i suoi simili, attraverso un tempo di chiusura in se stesso, nel suo bozzolo di crisalide, si trasforma in un essere che ha ormai perso le sue mandibole per cibarsi e vivere senza nuocere ad alcuno, posandosi sul mondo con delicatezza.
Quella del bruco e della metamorfosi in farfalla è la metafora della crescita dell’uomo attraverso un percorso parabolico teso ad alleggerire il peso della sua esistenza nel mondo.
Così come il bruco perde le sue mandibole e smette di predare e divorare per posarsi, da farfalla, sui fiori e, con la sua spirotromba, impara a prendere il suo nutrimento senza recare danno al fiore, allo stesso modo l’uomo dovrebbe avviare volontariamente (non obbedendo a leggi di natura) un percorso per autoeducarsi a stare al mondo provando a soddisfare le sue necessità senza nuocere ad altri esseri viventi.
Questa è l’essenza della nonviolenza. Un percorso da intraprendere per migliorare se stessi e il mondo.
Mohandas k. Gandhi, colui che per primo ha applicato la nonviolenza a livello politico e sociale, affermava che “la forza che deriva dalla nonviolenza è infinitamente superiore alla forza di tutte le armi inventate dal genio umano. Mi si è contestato che le persone non possono divenire nonviolente dall’oggi al domani. Non ho mai affermato il contrario. Ho sostenuto però che con un’educazione appropriata possono diventarlo, se ne hanno la volontà”.
Il lavoro su se stessi, che si intreccia con quello di ciascun uomo, è il fondamento della pace vera. Per questo, abbiamo chiesto ai bambini di costruire con i propri corpi la scritta PEACE. Perché la pace è una trama che si costruisce insieme e che richiede tempo e sacrificio ad ognuno di noi.
Pace non è solo sventolare bandiere quando scoppia un conflitto armato.
La storia che studiamo sui libri scolastici ci insegna che se vuoi la pace, devi preparare la guerra. Si vis pacem para bellum, dicevano i latini. Noi invece diciamo che se vuoi la pace, devi prepararla. Noi preferiamo dire Si vis pacem para pacem. La pace autentica si costruisce a prezzo di sacrifici personali, facendo scelte che possono costarci, così come la crisalide nel bozzolo si macera e digiuna e, attraverso questo sacrificio, si trasforma in un essere meraviglioso.
Contestualizzando, in riferimento alla guerra in Ucraina, preparare la pace significa, nella pratica, che noi adulti, avremmo dovuto, tra le altre cose, investire in passato nelle energie rinnovabili, poiché il gas è fonte di guerre, come lo è il petrolio, e la Russia li esporta entrambi per finanziare la sua guerra in Ucraina.
La pace, come la guerra ha i suoi costi. Cambiare i propri stili di vita legati al consumo di energia emancipandosi dalle fonti fossili: petrolio, carbone e metano. Questo è un prezzo da pagare. Questo richiede la Pace.