La sfida della crisi climatica
Elezioni Amministrative, San Ferdinando di Puglia, giugno 2022 - (Dalla proposta di programma politico consegnata ai candidati delle coalizioni in lizza).
La crisi climatica è “la sfida più grande, più complessa e più difficile che l’homo sapiens abbia mai dovuto affrontare”. (Greta Thunberg)
La lotta al surriscaldamento globale e la decarbonizzazione sono da tempo al centro del dibattito pubblico e degli interessi degli scienziati. Recentemente questi ultimi si sono pronunciati con chiarezza e severità, come raramente era avvenuto in passato.
Il 9 agosto 2021 è stato pubblicato il sesto rapporto sul Clima del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC). (1)
La prima affermazione che dà l’avvio al Report non lascia alcuno spazio al dubbio: “È inequivocabile”. I cambiamenti climatici, i cui effetti sono davanti agli occhi di tutti, sono indubbiamente causati dalle attività umane. Sono le emissioni climalteranti, dovute all’uso dei combustibili fossili e alla deforestazione, che hanno causato il surriscaldamento globale che sta letteralmente schiaffeggiando ogni angolo del nostro Pianeta, con violente ondate di calore mortale, incendi, alluvioni e siccità catastrofiche.
Nel testo del Report — redatto dai migliori scienziati del clima e approvato da tutti i governi del mondo — è contenuto un allarme rosso. Il tempo sta per scadere. Il nostro Pianeta è a un passo dal tipping point, dal punto di non ritorno. Al ritmo attuale delle emissioni annuali di CO2 (43 gigatonnellate), restano solo 7 anni per limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali, come stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima.
Nell’avvertimento del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres c’è tutta la preoccupazione della scienza del clima: “Siamo diretti verso un catastrofico aumento della temperatura di 3-5°C in questo secolo”. Se si raggiungerà il punto di non ritorno, potrebbe diventare impossibile per la razza umana tornare indietro dal disastro climatico irreversibile.
L’IPCC adombra lo spettro dell’estinzione: "La vita sulla Terra può riprendersi da un drastico cambiamento climatico evolvendosi in nuove specie e creando nuovi ecosistemi... gli umani non possono”.
Le stesse conclusioni sono condivise dalla Banca Mondiale, un’istituzione che, di certo, non può essere sospettata di avere simpatie ecologiste: “Stiamo andando verso un mondo più caldo di quattro gradi. […] Non c’è nessuna certezza riguardo alla possibilità di adattarsi a vivere in un mondo più caldo di quattro gradi”.
L’umanità è sull'orlo del baratro e in troppi non se ne rendono conto. I primi a non avere la percezione della gravità della crisi climatica e dell’urgenza di intervenire subito sono i politici che, in un mondo ideale, dovrebbero avere più sale in zucca dell’italiano medio. Viviamo su un pianeta che sta morendo, ma a San Ferdinando di Puglia i rappresentanti istituzionali si comportano come se niente fosse.
PROGRAMMI AMBIZIOSI E OBIETTIVI SFIDANTI
Il surriscaldamento climatico, il nemico numero uno dell’umanità, da tempo sta suonando la sveglia. Di risposta, i politici locali cosa fanno? Anziché procedere ad una ridefinizione delle priorità amministrative e degli obiettivi, con l’inserimento dell’emergenza climatica nell’agenda politica locale, preferiscono evitare ogni obiettivo sfidante, per perseguire il business as usual, il “tutto come sempre”.
Egregio candidato, siamo a un bivio. È quanto mai urgente estendere un programma politico che persegua obiettivi ambiziosi e di alto profilo. In tempo di emergenza climatica e di guerra, alzare l’asticella delle misure necessarie per evitare la catastrofe è un imperativo etico.
Prendere una posizione di fronte alla crisi climatica, riconoscerla e trattarla come tale è un dovere per ogni essere umano e, in modo particolare, per chi ha responsabilità politiche. Il futuro della Terra e il diritto alla vita delle generazioni future in un ambiente sano dipenderà dalla capacità politica di rispondere alla crisi climatica ad ogni livello, dal sovranazionale alle municipalità.
E mentre l’orologio climatico continua a scandire il trascorrere inesorabile del tempo, la politica locale non può, ancora una volta, farsi trovare impreparata alle sfide che il futuro ci presenta.
L’inazione intenzionale dei politici è un vero tradimento dei cittadini e dei diritti delle future generazioni. Una procrastinazione ulteriore sarebbe un suicidio.
Recentemente ho ascoltato un’intervista all’ex Sindaco Puttilli, che parlava di progettualità future da inserire nel suo prossimo programma elettorale: “Progetti importanti, strategici già cantierabili: messa in sicurezza delle scuole e fogna bianca. Tutte realtà che la città attende con ansia”. (2)
Se anche il candidato sindaco Puttilli conviene che ci stiamo avvicinando a un confine invisibile, oltre il quale non c’è possibilità di ritorno, onestamente mi sembra ben misera cosa parlare solo di scuole e fogna bianca.
Quando facciamo riferimento a obiettivi “sfidanti” non intendiamo — per usare una metafora sportiva — suggerire ai politici locali di porre l’asticella a 40 centimetri dal suolo, in modo da avere la certezza di saltare l’ostacolo e poi farsi l’applauso.
San Ferdinando di Puglia è una città che versa in un ritardo da incubo. Per i cittadini più avveduti, in questa particolare contingenza storica, è lecito aspettarsi programmi elettorali che coniughino gli obiettivi climatici suggeriti dalla scienza con iniziative e progetti locali concreti. Il mutamento climatico è un argomento mainstream, al centro del dibattito politico, sociale, culturale, economico e scientifico, e non può più essere eluso.
C’È UN ELEFANTE NELLA STANZA
La lettura dei programmi per le elezioni amministrative del 2017 mise in luce l’assenza totale della crisi climatica, non solo nel testo dei programmi, ma anche nell’immaginario dei politici locali. Essi non avevano ancora compreso l'ampiezza e la gravità della minaccia rappresentata dalla crisi climatica e i severi avvertimenti sullo stato del Pianeta pubblicati dal 99% degli scienziati del clima.
Credo sia arrivato il momento, per i candidati alle prossime elezioni amministrative, di cominciare a seguire le indicazioni della scienza. C’è un elefante nella stanza che è ormai impossibile ignorare. È una questione che non riguarda più solo l’ambito ambientale, ma anche la sicurezza nazionale e locale.
La politica può fare la differenza solo se è disposta a cogliere i segnali che arrivano dal Pianeta:
- L’ondata di calore che ha colpito le valli glaciali della Columbia Britannica (Canada) nel giugno del 2021 è stata descritta dagli esperti come “la madre di tutte le ondate di calore”. Per tre giorni a Vancouver e a Lytton si è registrata la temperatura record di 49,6°C, una temperatura killer che ha provocato la morte di 230 persone.
- Gli incendi infernali in California e nella Siberia profonda, più precisamente a Verkhoyansk, dove si è raggiunta la sbalorditiva temperatura di 48°C.
- La drammatica inondazione in Germania, con 107 morti e migliaia di dispersi.
- La fusione della calotta glaciale in Groenlandia, che perde 8 miliardi di tonnellate di ghiaccio al giorno.
La politica attendista del tergiversare e negare non è responsabile. E poi, aspettare cosa? Di essere sopraffatti dalla crisi climatica? Più a lungo l’inazione ostacolerà il cambiamento, più esso sarà costoso e fonte di sofferenze. Se ci fosse una solida volontà politica, dal sovranazionale al locale, potremmo arrestare il surriscaldamento globale in una generazione.
REINVENTARE LA CITTÀ
Non è mai troppo tardi per agire e contribuire a rallentare gli effetti più drammatici del surriscaldamento globale. Nell’immediato futuro, la crisi climatica ci obbligherà a reinventare la città.
Ed è per questo che il cambiamento, inevitabile e urgente, necessita di uno straordinario sforzo di visione e profondità d’immaginazione, doti che sono mancate alla scorsa amministrazione, che in questi anni ha saputo snocciolare, in tutte le declinazioni, soltanto un frusto vocabolario feticcio legato alle tradizioni e al passato.
Ma il mondo e la civiltà su cui si è costruita la San Ferdinando di Puglia degli anni ’80 e ‘90 non esistono più. Il mondo è radicalmente cambiato. È come se la nostra città fosse stata catapultata su un altro pianeta con un clima estremo.
La scienza e la tecnologia odierna offrono la soluzione per mitigare gli effetti più gravi del riscaldamento globale. Sappiamo esattamente cosa dobbiamo fare. Allora, organizziamoci e agiamo per trasformare la crisi climatica in opportunità per la comunità sanferdinadese.
Ci restano soltanto 7 anni. Ciascuno dovrà fare la sua parte, perché non c’è più tempo da perdere.
Di fronte alla triplice crisi ecologica, economica e sociale che sta scuotendo il mondo globalizzato è necessaria una “mobilitazione di guerra”. Lo dice da anni l’ecologista americano Lester Brown.
Mobilitazione di guerra, a livello locale, significa avviare in ogni comune del mondo una programmazione di lungo periodo per stabilizzare il clima, prevenire la catastrofe ambientale, combattere la povertà e fermare la sovrappopolazione mondiale, con un impegno senza tentennamenti “ad una velocità da stato di guerra”.
Il riscaldamento climatico globale è così grave che i cittadini non possono limitarsi ad attendere che i governi della Terra si muovano. Ed è proprio a livello dei 2 milioni di municipalità esistenti al mondo — i luoghi dove i cittadini sono più vicini alle istituzioni — che è possibile offrire risposte intelligenti ed efficaci alla crisi ecologica e dare gambe all’Accordo di Parigi, firmato da 175 Stati.
Ogni progetto per un futuro sostenibile non può che partire dalle città e, nel nostro caso, da San Ferdinando di Puglia. La nostra città sul tema della lotta alla crisi climatica, dei rifiuti, del verde urbano e della mobilità è come un malato che ha bisogno urgente di cure in terapia intensiva.
Questa situazione di ritardo non è frutto del caso o della malasorte, ma di precise scelte e inazioni politiche degli ultimi anni.
In estrema sintesi:
- San Ferdinando di Puglia non è dotata di un Piano del Verde, né in questi anni si è provveduto a un censimento del verde urbano. Per compensare questa grave mancanza, nel 2018 Uomoplanetario ha effettuato un censimento informale del patrimonio arboreo e delle zone verdi urbane scoprendo che San Ferdinando di Puglia mette a disposizione dei suoi cittadini solo 6,7 m2 pro capite di verde urbano, molto al di sotto del minimo di 9 m2 per abitante previsto dalla legge. Interi quartieri e vaste aree urbane sono ridotti a isole di cemento, senza neppure un albero o un metro quadro di verde.
- La città non ha un Piano per il traffico e la mobilità sostenibile.
- Nonostante le sollecitazioni pervenute il 25 giugno 2019 dalla cittadinanza e dai consiglieri di opposizione in Consiglio comunale, il Sindaco di San Ferdinando di Puglia non ha dichiarato l’Emergenza climatica.
Di conseguenza, la città non ha un Piano di Mitigazione e Adattamento alla crisi climatica, né è dotata di un PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile).
Questi gravi ritardi sono figli della mancanza di una leadership dal pensiero audace e dalla visione chiara sul futuro della città; una leadership determinata a fare scelte difficili e accettare le enormi sfide ambientali del presente, trasformando in opportunità la lotta in prima linea contro il surriscaldamento globale.
Nei prossimi anni, sarà necessaria una strategia complessiva per mettere a terra varie progettualità innovative finanziate dal Governo con i 66 miliardi di euro messi a disposizione degli Enti locali dal PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza).
LA STRATEGIA DI MITIGAZIONE DEL SURRISCALDAMENTO GLOBALE
Il primo degli obiettivi di mitigazione riguarda la neutralità carbonica della città, che avverrebbe con la riduzione progressiva del climate budget del comune, fino a renderlo ad emissioni zero entro il 2050.
L’ambizione, nei prossimi anni, dovrebbe essere quella di allineare gli obiettivi politici locali, attraverso investimenti lungimiranti, alle promesse sottoscritte dall’Italia con l’Accordo di Parigi e alla strategia dell’Unione Europea, che ambisce ad essere il primo continente al mondo a conseguire la neutralità climatica entro il 2050.
La Commissione europea, in risposta alla duplice crisi della pandemia e del clima, ha attivato, per i prossimi 7 anni, il piano NextGenerationEU da 806,9 miliardi di euro.
Il punto essenziale di NextGenerationEU è il pacchetto per la Ripresa e Resilienza (Recovery and Resilience Facility), con il quale l’Europa intende supportare i paesi membri nel processo di transizione alle energie rinnovabili. Ogni singolo Paese dovrà destinare almeno il 37% dei fondi ricevuti a progetti relativi alla crisi climatica. La legge europea sul clima ha come obiettivo intermedio la riduzione del 55% delle emissioni climalteranti (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030.
In questi ultimi anni, la società civile, sempre più preoccupata, sta reclamando dalla politica una seria azione per il contrasto al surriscaldamento globale.
Gli scioperi per il clima di Fridays For Future e le spettacolari manifestazioni di disobbedienza civile di Extinction Rebellion hanno visto migliaia di giovani, e non solo, scendere in piazza, scioperare e marciare per il clima nelle maggiori città del mondo, chiedendo giustizia climatica e transizione ecologica, affinché sia riconosciuto il diritto dei popoli e dei giovani al futuro.
Fino ad oggi, di un tema assolutamente mainstream come la crisi climatica non v’è traccia nella narrazione politica locale. Ci sia concessa l’improntitudine, ma nel 2022 se si è politicamente miopi fino alla negazione delle emergenze che ci circondano, si inforchi un buon paio di occhiali o si resti a casa.
La rimodulazione delle priorità politiche e l’abbandono del campanilismo — per prendere ispirazione e importare localmente le best practice e le soluzioni innovative green che altri comuni hanno sperimentato con successo — sono le condizioni indispensabili per andare incontro alle necessarie trasformazioni e affrontare grandi cambiamenti.
Se la strategia complessiva indicata dalle proposte programmatiche di Uomoplanetario fosse portata a compimento, San Ferdinando di Puglia diverrebbe una città più bella, più sana, più sicura, piacevole da vivere e da visitare.
Il contenuto del presente programma politico si articola in tre capitoli.
Nel primo capitolo analizziamo la strategia comunale per la mitigazione del surriscaldamento globale, che traduce nelle sue possibili declinazioni locali gli sforzi per limitare l’aumento delle temperature planetarie attraverso l’uso dell’ampio ventaglio di tecnologie green e di soluzioni basate sulla natura.
Si parte dalla rivoluzione energetica prevista dal Piano dell’Unione Europea per la neutralità climatica al 2050. Si passa poi al Piano per il verde pubblico e la forestazione urbana, alla prevenzione e gestione dei rifiuti — in un quadro di economia circolare — e, infine, alla mobilità sostenibile.
Nel secondo capitolo si affronta il tema della strategia di adattamento alla crisi climatica, che per molti versi è ancora più complesso delle politiche di mitigazione del surriscaldamento planetario.
Restringeremo l’ambito a tre soli aspetti. L’adattamento “proattivo”, che in questa sede è auspicato, consiste nel prefigurare con largo anticipo i possibili scenari futuri, indicati dai modelli della scienza climatica, al fine di stilare una mappa delle vulnerabilità locali e delle relative contromisure di adattamento e resilienza. I tre ambiti che analizzeremo sono: le contromisure per le ondate di calore mortale, la forestazione delle strade, per abbassare la temperatura della città, e la gestione e recupero delle acque meteoriche.
Nel terzo capitolo vengono proposte alcune idee per un programma politico a prova di futuro, che includono le strategie per costruire la smart city. Una via d’uscita realistica dalla multiforme crisi planetaria per creare un futuro alternativo è rappresentata dalle smart city, o senseable city, come preferisce chiamarle l’architetto italiano Carlo Ratti.
La smart city non è solo una città digitale iperconnessa, pullulante di sensori elettronici; non è solo una città che risparmia l’energia che autoproduce, che riduce il traffico e l’inquinamento sulle strade e nella quale vengono attuate le best practice ecologiste; non è solo una città che attua la trasformazione dei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione e dove si assiste a un deciso miglioramento della qualità di vita dei residenti, ma è molto di più, perché al termine del lungo processo che conduce alla creazione della città intelligente ci si renderà conto che il totale sarà decisamente superiore alla somma delle sue parti.
Quello che oggi è considerato impossibile, nel prossimo futuro sarà normalità. Ma è necessario provarci.
Scarica il programma 👉 https://cutt.ly/7SQFYsV
Note
1. IPCC Reports - https://www.ipcc.ch/reports/
2. “Listen to the scientists” (“Ascolta gli scienziati”), il 18 settembre 2019 Greta Thunberg parla davanti al Congresso degli Stati Uniti. Guarda il video: https://cutt.ly/OSb6d41
3. Intervista all’ex-Sindaco Puttilli - https://cutt.ly/eODoU1m
4. Legge europea sul clima - https://cutt.ly/6OFwoA4