Nel giorno dello sciopero mondiale per il clima una San Ferdinando di Puglia da elettroencefalogramma piatto

Foto: Matteo Della Torre

Oggi, venerdì 15 marzo, in tutto il mondo, in più di 1000 città, gli studenti sono scesi in piazza e hanno marciato per protestare contro il riscaldamento climatico globale.

Ispirati dall’esempio dell’attivista per il clima Greta Thunberg, hanno chiesto ai loro governanti di attuare politiche urgenti di contrasto al riscaldamento climatico, per non pregiudicare ulteriormente il loro fragile futuro. Perché il pianeta terra, la nostra unica casa, sta andando a fuoco.

Lo sciopero del 15 marzo ha avuto una grande visibilità sui media mainstream, sul web e sui social. Era impossibile, anche per un lungodegente allettato, non sapere, non essere informato.

Io sono stato a Barletta a sostenere mio figlio e centinaia di altri studenti che hanno protestato e marciato idealmente con Greta Thunberg, insieme ad altri milioni di ragazzi in tutto il mondo.

Una domanda sorge spontanea. Dopo tutto questo clamore mediatico per una marcia ecologista planetaria, cosa si è fatto a San Ferdinando di Puglia? La risposta va da sé. La intuite? Ovviamente, nulla.

Oggi 15 marzo, la temperatura ecologista della nostra città risulta non pervenuta, come del resto per tutti gli altri giorni dell’anno. I segni vitali della nostra città sono da encefalogramma piatto.

Non intendo attribuire alcuna responsabilità agli studenti delle scuole, ma ai loro educatori, nessuno escluso: insegnanti, docenti, direttori didattici, presidi, politici e preti. Tutti in altre faccende affaccendati. Tutti con agende piene di altri impegni, eccetto quello di salvare il pianeta dal collasso climatico.

C’è chi pensa alla Festa di primavera, chi alle maschere di carnevale, chi a scuola spalma copiosamente Nutella su tristissime fette di pancarré e chi è impegnato a far sopravvivere ostinatamente tradizioni moribonde.

I pianeti possono collidere, le stelle del firmamento collassare, il mondo stesso implodere, ma niente può scuotere i sanferdinandesi dall’accidia incistata nel loro DNA e dalla loro visione del mondo irrimediabilmente miope e retrograda.

Quando tutto questo diventerà storia e il mondo affronterà gli effetti più devastanti del cambiamento climatico, le generazioni future si chiederanno come questo sia stato possibile. Perché non si è intervenuti in tempo per evitare la catastrofe? Io potrò dire che il 15 marzo c’ero, insieme a mio figlio per difendere il suo futuro e quello dei suoi coetanei. Gli altri miei concittadini potranno affermare altrettanto?

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