Rifiuti zero
Elezioni Amministrative, San Ferdinando di Puglia, giugno 2022. Dalla proposta di programma politico consegnata ai candidati delle coalizioni in lizza.
La meta di una città a rifiuti zero è costruire un’economia circolare, che consiste nell’eliminare il più possibile gli sprechi e l’inquinamento dal proprio territorio. Se i comuni più virtuosi d’Italia sono molto vicini all’obiettivo intermedio dei rifiuti zero, per San Ferdinando di Puglia la strada che porta alla transizione verso un’economia circolare è ancora molto lunga e in salita.
La nostra città è giunta tardi all’appuntamento con la raccolta differenziata porta a porta, e precisamente il 15 marzo 2013, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere “il 65% di differenziata”.
In precedenza, la raccolta differenziata nei cassonetti stradali ha raggiunto il massimo storico del 13,8%.
Nell’agosto 2014, i dati in tempo reale della Regione Puglia sulla gestione dei rifiuti urbani parlavano da soli: la percentuale di raccolta differenziata a San Ferdinando di Puglia era salita al 61,15%. Due anni dopo, nel novembre 2016, l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata era quasi raggiunto.
Ma non basta. Nello stesso anno, il comune di Capannori (LU) ha raggiunto l'86,66%, un risultato in linea con il suo obiettivo Rifiuti Zero da conseguire entro il 2020.
Dal riflesso condizionato alla strategia rifiuti zero
L’avvio della raccolta porta a porta produce un risultato facilmente ripetibile.
La percentuale di differenziata schizza automaticamente in alto per raggiungere in pochi mesi percentuali vicine o superiori al 60%. Questo accade come per riflesso condizionato, perché anche il più troglodita tra i cittadini, non trovando dietro casa il comodo cassonetto è costretto, dall’oggi al domani, a mettere i rifiuti nelle buste colorate.
È abbastanza intuitivo che l’avvio del porta a porta rappresenti solo il primo passo di un percorso complesso e impegnativo. La sfida maggiore per le amministrazioni comunali viene dopo l’istituzione del porta a porta, non prima. Mi spiego meglio: creare la raccolta porta a porta nella propria città e raggiungere percentuali del 62%, come nel nostro caso, è facile. Difficile è, invece, arrivare al 90% e tendere a Rifiuti Zero. È qui che la politica virtuosa e competente entra in gioco.
Per prima cosa è necessario mobilitare i cittadini, dare loro la visione dell’obiettivo che si intende raggiungere e renderli corresponsabili. A tal proposito, l’assessore all’ambiente del comune di Ponte nelle Alpi Ezio Ortes ha organizzato 30 incontri nei singoli quartieri della città per illustrare in modo dettagliato quello che l’intera comunità aveva deciso di attuare.
Lo stesso discorso per il comune di Capannori. Il porta a porta non si esaurisce nell’inserire meccanicamente dei rifiuti in sacchetti colorati, ma è anzitutto riduzione dei rifiuti alla fonte. Ed ecco che i cittadini sono stati resi responsabili del cambiamento e dei risultati da conseguire attraverso una serie articolata di iniziative/attività di riduzione dei rifiuti: le case dell’acqua, il latte alla spina, il centro del riuso, i detersivi alla spina, ecc.
La riduzione dei rifiuti
Le discariche controllate dei comuni italiani debordano di montagne di rifiuti. Dentro queste montagne ci sono migliaia di tonnellate di oggetti a ciclo di vita cortissimo: bottiglie di vetro, bottiglie, flaconi e vaschette di plastica, barattoli, imballaggi, rifiuti organici, carta e cartone, cassette per la frutta, sacchetti di cellophane, ecc.
È maturo il tempo per cominciare a ridurre l’impronta ecologica delle città operando una decisa inversione di tendenza verso la riduzione dei rifiuti pro capite/anno portandola a meno di 100kg/anno pro-capite, contro una media nazionale di 470 kg/ anno (2009), ed entro il 2020 a meno 40 kg/anno a testa.
Un rapporto sui rifiuti dell'Unione europea evidenzia che un deciso incremento del riciclaggio dei rifiuti e del recupero delle materie prime potrebbe generare un risparmio annuo di 600 miliardi di euro.
Bambini leggeri
Nei primi tre anni di vita, un bambino consuma circa 5.000 pannolini, pari ad una tonnellata di rifiuti non riciclabili, che costano ad una famiglia circa 1.259 euro.
Ogni giorno in Italia si usano almeno 6 milioni di pannolini usa e getta. Un set di pannolini di stoffa lavabili ha un costo di circa 400 euro. Un risparmio di 859 euro in tre anni per una famiglia è una cifra non da poco.
Per ridurre la quantità di rifiuti pro capite conferiti in discarica i comuni possono intraprendere la politica intelligente varata da diversi comuni virtuosi italiani, che promuovono e incentivano economicamente l’utilizzo di pannolini di stoffa.
Questi comuni hanno distribuito un pieghevole alle famiglie con tutte le informazioni mediche, ecologiche ed economiche per convincere i genitori a compiere questa scelta così importante per la salute dei bambini e per l’ambiente.
Numerosi comuni italiani distribuiscono gratuitamente set di pannolini lavabili alle famiglie composti da tre mutandine impermeabili, 24 pannolini di cotone lavabili e rotoli di velo di cellulosa usa e getta.
Un amministratore virtuoso comprende che regalare un set di pannolini evita di conferire una tonnellata di rifiuti in discarica, mobilita la famiglia, la rende responsabile del cambiamento e consente un notevole risparmio economico. Invece, un amministratore non competente e non virtuoso fa questo semplice calcolo: devo spendere 400 euro e compiere lo sforzo di convincere una famiglia ad usare pannolini ecologici per risparmiare una tonnellata di rifiuti? Se conferissi quella tonnellata nella discarica di Grottaglie spenderei 220 euro. Non mi conviene! Così facendo questi amministratori buttano letteralmente nel “water” interi trattati di economia legati all’ecologia.
Gli amministratori incompetenti non calcolano lo zaino ecologico dei pannolini non riciclabili: le materie prime utilizzate, l’energia impiegata per produrli e le emissioni inquinanti del processo industriale, le numerose esternalità che graveranno in futuro sulla salute pubblica e sul bilancio dello stato.
Mense scolastiche leggere
In molti Paesi europei e in alcuni Comuni d’Italia nelle mense scolastiche la plastica monouso è stata messa al bando e si sta sperimentando il sistema delle lunch box.
A Vicenza da alcuni anni è partita l’iniziativa “Zero rifiuti in mensa”.
Il comune di Vicenza ha distribuito gratuitamente agli alunni le lunch box, contenitori in materiale infrangibile, all’interno dei quali i bambini trovano posate riutilizzabili. Le lunch box vengono messe nello zaino e utilizzate in mensa. Dopo aver mangiato, i bambini le riportano a casa, dove vengono lavate e rimesse nello zaino per il giorno successivo.
In questo modo, il comune di Vicenza abbatte drasticamente la quantità di rifiuti indifferenziati prodotti nelle mense scolastiche.
Potenziare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili
Dal 1 gennaio 2022 l’Europa ha reso obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Per questa categoria di rifiuti non c'è ancora oggi un sistema di raccolta e riciclaggio ben definito, come nella raccolta differenziata degli altri rifiuti (carta, plastica, metalli).
Sul territorio comunale andrebbero incrementati i punti di raccolta dei rifiuti tessili, perché al momento sono rari e difficili da trovare sul territorio.
Per aumentare la quantità di rifiuti tessili raccolti è necessario avviare una comunicazione efficace con i cittadini per aiutarli a trovare i punti di raccolta dei rifiuti tessili.
Pattumiere per gli escrementi canini intelligenti
Un’amministrazione smart si distingue anche per la qualità delle piccole scelte, come quella che, nel nostro caso, ha riguardato l’acquisto di pattumiere per gli escrementi canini.
Non basta digitare su un motore di ricerca “pattumiera per escrementi cani” e acquistare il primo prodotto restituito da Google.
Una scelta irriflessiva e sciatta può portare all’acquisto di un prodotto inidoneo all’uso per cui è stato costruito.
Nella foto 1 vediamo una pattumiera per escrementi canini rigurgitante di buste.
È il modello che stato adottato a San Ferdinando di Puglia e si è rivelato un disastro.
Ad un primo sguardo si può immaginare che la pattumiera sia piena. In realtà è vuota, ma lo sportellino con apertura e chiusura a molla non si apre sotto la pressione di una busta contenente gli escrementi del peso di 200 g.
Il modello di pattumiera della foto 2, adottato dal comune di San Giovanni Teatino (Ch), invece, funziona a dovere.
A riprova che le scelte amministrative superficiali possono aggiungere nuovi problemi a quelli già esistenti.
Contenitori per la raccolta dei mozziconi di sigaretta
Un’idea intelligente e molto semplice da realizzare per ridurre i rifiuti gettati per strada è la previsione di punti di raccolta dei mozziconi di sigaretta diffusi sul territorio comunale.
Stop ai roghi agricoli tossici
Si immagini un contadino munito di trattore che al mattino esce per recarsi in campagna ad effettuare un trattamento antiparassitario con una cassetta di plastica, posizionata sul cofano del suo trattore, colma di fitofarmaci. L’agricoltore, giunto in campagna, versa nell'autobotte i suoi veleni, usati spesso in modo scriteriato, ed è pronto ad avviare il trattamento. Ma ha un problema. Come disfarsi dei contenitori dei pesticidi appena utilizzati? L'agricoltore ben pensa alla soluzione più spiccia e vantaggiosa: dare tutto alle fiamme.
Quella di incendiare le bottiglie di prodotti fitosanitari, le taniche e i sacchi di plastica dei concimi e addirittura i tubi in polietilene dell’irrigazione è una diffusa abitudine arcaica e illegale degli agricoltori italiani, soprattutto nel Sud Italia.
“Fanno tutti così". "Bruciano tutto in campagna”. Sono frasi di agricoltori che compendiano tutto un mondo agricolo caratterizzato da un inquinamento selvaggio e illegale.
Tolleranza zero per chi incendia i rifiuti agricoli
È prassi illegale tra gli agricoltori del Sud Italia bruciare i tubi dell'irrigazione quando si estirpa una coltura. Non appena l'operatore della pala meccanica ha finito di estirpare la coltura, ammucchia legna, tubi di plastica, fili di ferro e dà fuoco a tutto utilizzando come innesco alcuni copertoni di automobile. Si crea, così, un rogo che sprigiona un denso fumo nero e tossico che si diffonde per decine di chilometri sulle campagne e città circostanti, spargendo nell'aria IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), sostanze dagli effetti cancerogeni, teratogeni e mutageni scientificamente dimostrati.
Quando la plastica brucia in presenza di ferro (in questo caso, i fili di ferro degli impianti di irrigazione) ad una temperatura superiore a 300 gradi si produce diossina, un'altra sostanza altamente cancerogena che viene assorbita dall'uomo per il 20% con la respirazione e per l'80% con l'ingestione di alimenti contaminati.
Individuare le colture estirpate con l’ausilio di un drone
Il comune di San Ferdinando di Puglia, con Determinazione N. 394 del 13/08/2015, ha acquistato un drone esacottero DJI, equipaggiato con fotovideocamera GoPro e una consolle per il comando remoto, al prezzo di 4.499 euro. La motivazione dell’acquisto è la seguente: “Ispezione per gli straripamenti del fiume Ofanto e fabbricati pericolanti o altro”. Attualmente il drone esacottero DJI sta prendendo la polvere in uno dei locali del comune.
Mentre il comune di Afragola utilizza i droni per contrastare l’abbandono dei rifiuti e i roghi tossici nelle zone periferiche e nelle campagne, il comune di Rivarolo impiega i droni per il controllo degli illeciti ambientali e il comune di Sollera li adopera per mappare i tetti, le cisterne e i fumaioli in amianto (materiale il cui utilizzo è vietato dalla legge dal 1992 perché cancerogeno), il comune di San Ferdinando di Puglia, pur essendo interessato da questi problemi, ha deciso di dare alla parola “altro” il significato di “prendere la polvere per tutto il tempo”.
Oltre alle possibilità concrete di intervento descritte sopra, il drone potrebbe essere utilizzato dalla polizia municipale per il monitoraggio delle colture dismesse con i tubi dell'irrigazione, pronti ad essere bruciati, e per eventuali interventi a norma di legge.
Il “Plogging di comunità” del comune di Capannori
L’abbandono dei rifiuti nelle periferie è un problema endemico a San Ferdinando di Puglia, quasi connaturato.
Per contrastare l’abbandono dei rifiuti di qualche incivile il comune di Capannori ha lanciato una nuova iniziativa. È il progetto “Plogging di comunità”. Il termine plogging è una nuova parola svedese che unisce “plocka upp” (raccogliere) e “jogging” (correre).
L’amministrazione comunale di Capannori ha coinvolto i cittadini in questo progetto fornendo agli sportivi locali che aderiscono dei sacchetti per la raccolta dei rifiuti trovati lungo il percorso di allenamento. Una volta riempiti, i sacchi possono essere lasciati sul posto, fornendo agli operatori ecologici la loro posizione con un messaggio su Whatsapp al numero speciale del servizio “Acchiapparifiuti”.
A San Ferdinando di Puglia la futura amministrazione comunale potrebbe adottare questa iniziativa, lasciando agli sportivi la raccolta dei rifiuti più piccoli ed impegnando gli operatori ecologici per la raccolta dei rifiuti più ingombranti.