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“San Ferdinando di Puglia democratica e popolare” ovvero il samsara politico

Ed eccoci all’ultimo programma politico da analizzare, quello della Lista “San Ferdinando di Puglia Democratica e Popolare”. L’ho letto e mandato giù come si fa con l’Amaro Medicinale Giuliani.

Di fronte ho un programma che fluisce senza infamia e senza lode, che di certo non mi ha colpito per la presenza di note alte e su ci sarebbe molto da scrivere, ma ne verrebbe fuori un post lungo come la prima cantica della Divina Commedia. Risparmio al lettore questa moderna forma di tortura online.

Nelle prime righe si legge che il Programma amministrativo della Lista “San Ferdinando di Puglia Democratica e Popolare” rappresenta “la migliore tradizione amministrativa della nostra città”. In questa frase è contenuta una grande verità: da noi una sola persona ha governato quasi ininterrottamente dal trionfo dell’Argentina di Kempes e Passarella al Mondiale di Calcio del 1978 ad oggi. In questo lungo arco temporale sono andati in pensione Johan Cruijff, Dino Zoff, Paolo Rossi, Diego Armando Maradona, Totò Schillaci, Roberto Baggio, Luis Nazario da Lima, detto Ronaldo, e ultimamente Francesco Totti, ma il nostro attuale Sindaco è ancora sulla breccia, con l’energia e l’entusiasmo degli esordi, come se per lui il tempo non passasse. Se la nostra città non fosse situata in Italia, ma in India, si potrebbe parlare di un probabile SAMSARA POLITICO, ovvero il rischio che un cittadino possa morire e reincarnarsi per due o tre volte e ritrovarsi ad ogni rinascita alla presenza dello stesso Sindaco.

Anche in quest’ultima analisi comincio dal concetto di PARTECIPAZIONE, contenuto in tutti i programmi delle quattro liste concorrenti. “San Ferdinando di Puglia Democratica e Popolare” parla della partecipazione in questi termini: “Ampliare i canali della partecipazione democratica. (…) Estendere le forme e i luoghi della partecipazione democratica”. Un programma politico che si autodefinisce “ambizioso” non prevede al suo interno un’applicazione concreta e definita della partecipazione, ma solo due frasi generiche. Anche in questo caso mi sarei aspettato di leggere un riferimento chiaro al Bilancio partecipativo, ma di esso non v’è alcuna traccia. Un’occasione perduta.

La seconda occasione mancata riguarda il DE.CO, il marchio di Denominazione Comunale. Nel programma leggiamo che il 15 luglio 2013 il Consiglio comunale ha approvato “il regolamento per il marchio DE.CO. per qualificare e valorizzare la produzione tipica”. Un regolamento generico e privo di un DISCIPLINARE relativo alle singole produzioni (pesca, oliva, uva, carciofo, ecc.), che in questi anni è rimasto lettera morta. Il LOGO del marchio De.Co. di San Ferdinando di Puglia (foto 2) merita un discorso a parte. E’ il più brutto logo De.Co. che io abbia mai visto, lasciatemelo dire, roba da far svenire sul colpo un bravo grafico.

Mentre aziende come Apple e Twitter non hanno lasciato nulla al caso e hanno disegnato i loro loghi utilizzando la “sezione aurea”, che delinea le “proporzioni del bello”, noi per risollevare le sorti di un comparto agricolo agonizzante abbiamo concepito un logo a caso. Tanto per dire “lo abbiamo fatto” e porre il segno della spunta nell’agenda politica delle cose realizzate. La mente geniale che ha ideato il nostro logo ha assemblato, senza nessuna ricerca, tre banalissimi elementi: San Ferdinando di Puglia, lo stemma comunale e Denominazione Comunale di Origine. Quale azienda affiderebbe mai i destini del suo business ad un logo così insignificante? Quanta attenzione al problema della crisi agricola trasuda il logo De.Co.! A San Ferdinando di Puglia abbiamo un’eccellenza in materia di design grafico e sono convinto che, per amore della sua terra, questa persona sarebbe stata disposta a realizzare gratis un logo fantastico. Bastava chiederglielo. E invece, è andata così e gli agricoltori sanferdinandesi si tengono quest’obbrobrio inutilizzato.

Sempre in tema di agricoltura, il programma fa un rapido accenno alla “promozione della lotta biologica e integrata”. Bene. Il futuro inevitabile dell’agricoltura è il biologico. Ma a livello locale andrebbe affrontato parallelamente l’annoso problema dei rifiuti scaricati nelle periferie urbane e incendiati che incidono, con il contenuto tossico dei fumi sprigionati dai roghi, sulla qualità delle produzioni agricole di San Ferdinando di Puglia. Su questo argomento è stato fatto ben poco. I quattro programmi delle liste concorrenti per le Amministrative 2017 su questo tema non hanno speso una sola parola.

Una terza occasione perduta riguarda la totale mancanza di attenzione al problema del consumo di territorio. Nel programma che sto analizzando, in effetti, manca un chiaro riferimento allo STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO.

In merito ai lavori pubblici sugli edifici scolastici si legge: “Oggi le nostre scuole (…) sono tutte sane sicure e belle”. Sembra uno spot pubblicitario della Valtur. Sicuramente i nostri edifici scolastici sono sicuri per i rischi relativi agli impianti elettrici. Tuttavia, in Italia, secondo i dati sull’edilizia scolastica diffusi dal Miur, nove scuole su dieci non sono a norma dal punto di vista del rischio sismico.

A San Ferdinando di Puglia almeno otto (Foto 3) edifici scolastici, secondo i dati Miur, non sono a norma. Tradotto in termini elementari, in caso di terremoto importante questi edifici sarebbero a rischio di crollo. Andrebbero messi in sicurezza prevedendo l’incatenamento delle palazzine scolastiche.

Per quanto riguarda le tante iniziative e opere pubbliche realizzate dall’attuale Amministrazione, mi sono più volte espresso positivamente su Uomoplanetario.org e su San Ferdinando di Puglia Open Gov. Non considero, pertanto, necessario ritornare sugli argomenti già trattati e per i quali l’Amministrazione è stata da me ampiamente lodata.

Immagino già un appunto del lettore. Ma come, neanche una parola sulle piste ciclabili?

Io amo andare in bicicletta e ho chiesto alle varie Amministrazioni che si sono succedute in questi ultimi decenni una rete diffusa di piste ciclabili sulle strade urbane di San Ferdinando di Puglia.

Come ciclista urbano conosco molto bene le caratteristiche e la pericolosità delle strade della nostra città, perché negli ultimi 8 anni ho percorso circa 17 mila chilometri in bicicletta.

Dopo aver chiarito questo, entriamo nel merito della questione, in estrema sintesi:

• La pista ciclabile di via Gramsci è stata costruita in modo coerente ai volumi di traffico e alla velocità di punta dei veicoli.

• Su tutte le altre strade andava realizzata una pista ciclabile con un doppio cordolo coricato (foto 4) e non il tipo di cordolo effettivamente costruito, che rappresenta una soluzione sproporzionata alla qualità e quantità del traffico di quelle strade e alla larghezza della carreggiata.
Sul tema delle piste ciclabili c’è molta ipocrisia. Chi è afflitto da logorrea contestataria usa perifrasi e gira intorno all’argomento senza andare dritto alla radice dei propri inconfessabili intendimenti: l’abolizione totale delle piste ciclabili in ambito urbano, l’annientamento radicale di questa storica conquista di civiltà e il ripristino della situazione precedente.
Per i contestatori le vere piste ciclabili sono quelle extraurbane, mentre quelle urbane - sia se delimitate da semplici strisce gialle o rinforzate con cordoli in cemento - sono pericolose e tolgono spazio alle automobili. Ciò che non si ha il coraggio di ammettere è la volontà di far sparire queste dannate piste ciclabili, perché la strada è dei macchinoni.
Su questo argomento non posso che plaudire al coraggio dimostrato dall’Amministrazione uscente per aver provato, al netto dei numerosi errori, a condurre San Ferdinando di Puglia verso scelte di civiltà e sostenibilità ambientale.

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