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Strategia di adattamento alla crisi climatica

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“Se non fermiamo presto le nostre emissioni, il clima futuro potrebbe diventare una specie di inferno sulla Terra”. Tim Palmer (Università di Oxford)

La crisi climatica e i pericoli connessi al riscaldamento globale, causato dalle emissioni umane, stanno diventando irreversibili. Per il fenomeno dell’inerzia termica, la Terra continuerà a riscaldarsi sempre più per altri vent’anni, anche se tutte le attività umane divenissero a zero emissioni da domani. Per almeno mille anni l’umanità dovrà affrontare le conseguenze delle emissioni prodotte dall’inizio della rivoluzione industriale ad oggi.

Dopo aver illustrato le azioni a disposizione di una comunità urbana per rallentare il riscaldamento globale, in questa seconda parte tratteremo l’argomento dell’adattamento alla crisi climatica.

Siamo solo all’inizio di una emergenza permanente, con la quale l’umanità dovrà fare i conti. Negli anni ’70 sono stati registrati sulla Terra 660 disastri climatici, un numero che nel primo decennio del 2000 è aumentato di cinque volte, con 3.322 disastri tra siccità, alluvioni, ondate di calore o di freddo anomale. 

Negli ultimi anni, gli eventi climatici estremi sono diventati la norma. Ciò che era straordinario oggi non lo è più. Lo scenario che si pone davanti è quello di un’umanità che si è consegnata volontariamente come ostaggio dell’effetto serra.

Egregio candidato, lei ha manifestato la volontà di amministrare il comune di San Ferdinando di Puglia per il prossimo quinquennio. Mai nella storia della nostra città tale impegno è stato così gravoso e carico di responsabilità, perché la finestra temporale per scongiurare la catastrofe climatica e garantirci un futuro vivibile sta per chiudersi. Se è urgente agire sul versante della mitigazione, è altrettanto importante proteggere i cittadini sanferdinadesi dagli eventi climatici estremi.

L’adattamento alla crisi climatica è un problema molto più complesso della mitigazione, perché richiede alla politica non soltanto un’accurata pianificazione e una governance multistratificata, al fine di evitare un futuro orribile, ma anche un’attività informativa capillare per far entrare nei radar dei cittadini la consapevolezza del rischio climatico.

Ad oggi, a San Ferdinando di Puglia la politica non ha fornito nessuna risposta concreta di adattamento alle sfide che la crisi climatica ci pone davanti. La nostra città è impreparata a fronteggiare eventi estremi come le ondate di calore mortali, i blackout, dovuti all’uso esagerato dei condizionatori, e la siccità prolungata.

Non si è ancora intrapreso uno studio sulle vulnerabilità del territorio e non abbiamo un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, come richiede ai comuni la Commissione europea.

Come aumentare la resilienza della città agli impatti del surriscaldamento globale? Come proteggere la popolazione per scongiurare i gravi costi umani ed economici causati dagli eventi estremi? Mitigazione e adattamento sono questioni da porre al vertice dei programmi delle coalizioni politiche che si presenteranno alle prossime elezioni amministrative.

Di seguito, presentiamo alcune delle azioni politiche locali per l’adattamento alla crisi climatica, a cui andrebbe dedicata una quota consistente del bilancio comunale.

Centri di raffreddamento contro le ondate di calore mortali

La prima e più importante delle azioni per l’adattamento al surriscaldamento globale è la creazione di uno o più centri di raffreddamento contro le ondate di calore mortali.

A tal proposito, è utile fare una premessa.

Il 2021 ha stabilito il record delle temperature più alte di tutti i tempi.  Un caso scioccante si è registrato in Canada nel giugno del 2021. Se temperature molto simili alla Death Valley in California si registrano nelle valli glaciali della Columbia Britannica — superando gli scenari peggiori previsti dai modelli climatici — è possibile che ondate di caldo mortale come quelle che hanno colpito Vancouver e Lytton accadano ovunque, inclusa San Ferdinando di Puglia. E potrebbe succedere più velocemente e più duramente di quanto previsto finora dalla scienza.

In un mondo sempre più bollente, spetta alla politica avviare i preparativi per gestire il caldo estremo, predisporre centri di raffreddamento contro le ondate di calore killer e procedure di reazione rapida, al fine di mettere al sicuro i cittadini più vulnerabili, che vivono in abitazioni senza aria condizionata o che ne vengono privati a causa di un blackout.

Nel mondo, l’esposizione alle violente ondate di calore uccide più di altri disastri climatici. Il grafico della pagina successiva mostra la terrificante progressione dei morti per eventi meteo estremi che hanno colpito gli Stati Uniti nel 2020 e la confronta con i dati degli ultimi trent’anni. 

Emerge che la più frequente causa di morte riguarda il calore estremo. I dati pubblicati sono sottodimensionati, perché raramente un colpo di calore è menzionato nei certificati di morte. Le statistiche evidenziano che le temperature assassine sono molto più pericolose degli uragani, dei tornado o delle inondazioni.

La sottovalutazione dei pericoli per la salute pubblica delle ondate di calore è comune tra i politici e i cittadini, perché le trombe d’aria, le inondazioni e le bombe d’acqua provocano danni che sono percepiti immediatamente da chi li subisce. Mentre l’esposizione alle ondate di calore non suscita nella gente lo stesso grado di apprensione e coinvolgimento. 

In questo ambito, si apre un ventaglio di attività informative, rivolte ai cittadini per aumentare la consapevolezza pubblica sui rischi per la vita umana durante le ondate di calore.

Il nostro corpo è progettato per lavorare correttamente fino ad una temperatura corporea massima di 37°C. Durante le ondate di calore, se la temperatura in casa supera i 35°C, soprattutto in presenza di umidità elevata, anche il ricorso ad un flusso d’aria sul corpo con l’ausilio di un ventilatore, per cercare di raffreddarlo, non riuscirà comunque a prevenire il rischio di improvvisi malori da calore. Le morti per caldo sono facilmente prevenibili. Il rimedio principale è offerto dall’aria condizionata.

Ma come offrire protezione a quei cittadini ultra 65enni che vivono in case senza aria condizionata? Come soccorrere la popolazione vulnerabile in caso di prolungato blackout che si verifica durante un’ondata di calore mortale?

Un centro di raffreddamento comunale, dotato di un impianto di condizionamento di dimensioni sufficienti a creare una temperatura confortevole, offrirebbe alle persone vulnerabili un rifugio sicuro contro l’esaurimento da calore.

A San Ferdinando di Puglia, negli ultimi anni, si stanno moltiplicando i blackout, anche di singoli quartieri, provocati dall’uso eccessivo dei condizionatori. In caso di blackout, il centro per il raffreddamento verrebbe alimentato da un sistema di accumulo a batteria per mantenere attivi i condizionatori per almeno 48 ore.

Sistema di accumulo a batteria Tesla Megapack

Il centro dovrebbe essere aperto giorno e notte e offrire idratazione, una sedia o un lettino dove riposarsi. Un numero telefonico di emergenza — collegato alla Protezione Civile e alle associazioni di volontariato presenti sul territorio —  potrebbe essere chiamato da chi avesse necessità di essere trasportato al centro di raffreddamento.

Forestazione delle strade per abbassare la temperatura della città

L’utilizzo delle infrastrutture verdi urbane come strumento di adattamento alla crisi climatica dovrebbe essere la seconda priorità politica per la resilienza della nostra città.

Nelle giornate di caldo torrido, l’eccessiva cementificazione delle città, combinata all’assorbanza delle strade, crea un’isola di calore in cui le temperature raggiungono valori molto elevati. 

In assenza di alberature e corridoi verdi, il calore viene intrappolato dal cemento e dall’asfalto e ceduto di notte, mantenendo la temperatura delle città molto alta anche nelle ore notturne.

Le alberature ombreggianti e i corridoi verdi sono elementi chiave per la mitigazione delle isole di calore, perchè riducono la temperatura delle strade durante le giornate di caldo torrido e creano un microclima favorevole, offrendo sollievo agli abitanti delle città sovrariscaldate. È stato dimostrato che la presenza degli alberi contribuisce a ridurre di 4 gradi la temperatura delle strade.

Gestione e recupero dell’acqua meteorica

Il sesto Rapporto dell’IPCC (secondo volume) elenca quattro categorie di rischio climatico in Europa.

1. Ondate di calore con mortalità di massa.

2. Aumento della frequenza delle inondazioni.

3. Perdite cospique per le produzioni agricole.

4. Rischio di gravi siccità prolungate, soprattutto nell’Europa meridionale.

Il Piano comunale per la mitigazione e l’adattamento alla crisi climatica dovrebbe prevedere un progetto di interventi strutturali con accorgimenti concepiti per accumulare l’acqua piovana, al fine di riutilizzarla per l’irrigazione del verde pubblico.

A tal proposito, l’acqua caduta in eccesso durante le piogge primaverili andrebbe raccolta, evitando di convogliarla nelle reti fognarie. Andrebbero posizionate vasche prefabbricate per il recupero dell’acqua meteorica.

Le cisterne interrate verrebbero collegate da condotte in polietilene per essere utilizzate per le irrigazioni di emergenza durante i lunghi periodi estivi di siccità.

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