Lo sguardo delirante dell’odio
Di fronte all’immagine raccapricciante del migrante morto in mare aperto (foto a destra), il cui cadavere non è stato ancora recuperato dopo più di quindici giorni e ben 4 segnalazioni alle autorità competenti del team aereo di Sea Watch, la mia mente ha evocato e collegato, per lo stretto legame morale, un’altra immagine: la celebre foto che ritrae “gli occhi dell’odio” del Ministro della Propaganda del Terzo Reich e ideologo del nazismo Joseph Goebbels. L’autore è Alfred Eisenstaedt, considerato “il padre del fotogiornalismo”.
Ma quale razzismo, è aporofobia!
La patologia che affligge la maggioranza degli italiani non è razzismo. Si chiama aporofobia, ovvero la paura dei poveri. Come tutte le paure, l’aporofobia è irrazionale. Ingigantisce e deforma. L’intolleranza e l’avversione verso i migranti è, in realtà, la paura della loro povertà.
L’ignoranza crassa dei portatori di odio razziale
Di recente su Facebook è stata pubblicata una bufala clamorosa: “Questo è Terim Bu Aziz. Per una maggiore integrazione chiede di introdurre i numeri arabi nelle scuole italiane”. E sul social i razzisti e gli odiatori seriali abboccano, scatenandosi in una valanga commenti idioti.
Siate razzisti come si deve
“Se siete razzisti non dite “non sono razzista, ma...”. Siate razzisti come si deve. Con coraggio. Dichiaratevi. Farete cacare comunque ma almeno guadagnerete quel minimo di rispetto che si deve a un nemico.”
Contro il razzismo su Facebook “San Ferdinando di Puglia Open Gov” indica la via
Da nonviolento sono abituato ad analizzare gli eventi in termini di causa ed effetto.
Come il pregiudizio razzista deforma la realtà
Siamo in Norvegia e lì, come in Italia, c’è un gruppo Facebook di razzisti ultranazionalisti, il “Fedrelandet viktigst" ("Prima la patria”).
Dedicato a chi diffonde scoregge mentali fasciste e razziste
In Europa è in corso un’ecatombe sistematica di povera gente ridotta alla disperazione, nel tentativo di fuggire dagli orrori della guerra e dalla violenza economica globalizzata, che noi europei abbiamo in larga parte contribuito a creare.