Tanti auguri scomodi
Siamo la generazione che può e deve fermare il riscaldamento climatico per prevenire i suoi effetti catastrofici sul pianeta.
Siamo la generazione chiamata a ripulire la terra, i fiumi e gli oceani da enormi quantità di plastica usa e getta.
Siamo la generazione che ha il dovere morale di accogliere uomini, donne e bambini che fuggono da guerre, regimi oppressivi, povertà estrema, carestie e disastri climatici.
Siamo la generazione “delle soluzioni” (Dalai Lama), quella che è subentrata a coloro che hanno fatto prevalere individualismo, egoismo, indifferenza, avidità, che hanno alimentato guerre mostruose, distrutto ecosistemi e prodotto tutta una serie di gravi problemi interconnessi, che oggi dobbiamo affrontare con urgenza.
La prima generazione non è migliore di quelle che l’hanno preceduta, ma su di essa gravano compiti ineludibili: fermare il riscaldamento globale, stabilizzare il clima, umanizzare i rapporti tra gli uomini, fermare l’invasione della plastica usa e getta. Per fare tutto questo, é indispensabile un impegno senza tentennamenti “ad una velocità da stato di guerra” (Lester Brown).
Questa generazione, ad Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, ha realizzato un presepe, volutamente scomodo e provocatorio, con una Sacra Famiglia di immigrati naufraghi che annaspa nelle acque gelide del Mediterraneo, in un mare di bottiglie di plastica.
Un presepe giudicato scandaloso dai perbenisti della generazione dei problemi, che l’ha definito “un orrore”, una blasfemia in nome del solidarismo e dall’ambientalismo. “Ci hanno rovinato il Natale”, è stato uno dei commenti.
Ben venga allora questo Natale “rovinato”.
Che questa provocazione possa portare vento di tempesta nelle certezze delle anime belle, nelle loro parole inutili, inflazionate, prive di senso, e rovina nei loro presepi piccoli piccoli e nella loro religiosità sepolcrale e senza etica.
Che l’immagine inquietante di questo presepe possa aprire un freddo varco destabilizzante nei recessi sinuosi delle cattive coscienze sopite, nel tepore ovattato e falso di cenoni e pranzi natalizi luculliani, per fare entrare il grido degli esclusi e degli ecosistemi in agonia.
E dalla crisi possa emergere il sogno di un nuovo mondo possibile.
Tanti auguri scomodi.