Three strikes out per i candidati pluritrombati
C'è chi non riesce a trattenersi dal divorare cioccolata, c'è chi non può fare a meno di guidare in autostrada spingendo la propria automobile ben oltre i limiti di velocità, c'è chi non riesce a smettere di fumare quattro pacchetti di sigarette al giorno e c'è anche chi non ce la fa proprio a non candidarsi ad ogni elezione amministrativa del proprio comune.
È un eccesso provocato da un desiderio irresistibile: imporre la propria presenza ad ogni tornata elettorale. E più il candidato seriale viene respinto dal voto dei cittadini e riportato alla sua vita privata, più si incaponisce per riprovaci alla prossima occasione. E per avere un numero più elevato di chance si preserva ricorrendo all'ibernazione durante il lungo periodo di attesa che separa un'elezione dalla successiva.
Una democrazia matura dovrebbe sviluppare una sana consuetudine, una norma non scritta, ma considerata dai cittadini moralmente vincolante, che escluda dalle future elezioni tutti i cittadini pluritrombati che abbiano collezionato tre bocciature elettorali.
Una consuetudine che si ispiri alla “Three Strikes Law” in vigore negli Stati Uniti, che condanna al carcere a vita i cittadini americani recidivi che si siano resi colpevoli di tre reati gravi. “Three strikes and you’re out”.
La logica dei three strikes applicata alle elezioni dovrebbe suonare così: dopo la terza bocciatura elettorale sei fuori dai giochi. La legge in vigore in Italia, consentirebbe a questi uomini grigi di ricandidarsi, ma i cittadini non li voterebbero più e boicotterebbero in massa la lista elettorale che osasse candidarli ancora.
Credo che questo sia l’unico antidoto che una società e una democrazia mature dovrebbero escogitare, come "extrema ratio", per liberarsi definitivamente dai candidati seriali, da quelle mignatte elettorali che hanno come scopo principale della vita non il bene comune, non la vera politica, ma la sola ambizione personale, affiancata da una tendenza masochistica. Questa volontà ostinata e irriducibile di autoaffermazione avvelena il clima politico di una città senza apportare alcun beneficio.
Non è necessario essere degli statistici per notare gli elementi costanti nelle liste elettorali che sono risultate perdenti alle elezioni degli ultimi vent'anni a San Ferdinando di Puglia. Inserire in lista queste mignatte elettorali significa aumentare decisamente le possibilità di una debacle alle urne. Personalmente non voterei un candidato seriale nemmeno sotto tortura e come me dovrebbe fare ogni cittadino che eserciti consapevolmente il proprio diritto di voto.
A quanti si lamentano del fatto che San Ferdinando di Puglia sia governata da trent'anni sempre dalla stessa persona e a quanti parlano di rinnovamento politico della nostra città consiglierei, prima di ogni altra considerazione, di non ripetere gli errori del passato, di sbarazzarsi dei pluritrombati e di offrirli in omaggio agli avversari politici, per avvicinare il giorno della propria vittoria elettorale.
Se si hanno seri problemi a completare le liste dei candidati, meglio dei figuranti che dei candidati perpetui con molta ambizione e zero talento, che portano in dote 10 voti e 100 tra beghe e problemi. Persone che si ripropongono ad ogni tornata elettorale come un reflusso gastrico e che non andrebbero votate neppure sotto tortura.
Si può avere il programma più bello e innovativo, il candidato sindaco più fresco e brillante, ma se ci si carica delle pesanti zavorre portatrici di polemiche perpetue e batracomiomachie sfiancanti anche il progetto migliore è destinato invariabilmente a fallire.