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Vandalismo: la prevenzione che non c'è

Ancora un atto vandalico. L’ennesimo. Una splendida scacchiera incastonata in un marmo situato nel Parco comunale di San Ferdinando di Puglia, dopo pochissimi giorni dalla sua collocazione è stata presa di mira da uno o più writer vandalici che si sono divertiti a imbrattarla.

L’attività di writing vandalico a San Ferdinando di Puglia è estremamente diffusa. Si tratta di un forma di vandalismo che si distingue per il suo particolare obiettivo: sporcare muri, panchine e superfici, pubbliche o private, generalmente con “tags” (firme), frasi o disegni.

L’esasperazione dei cittadini è alle stelle e si esprime attraverso grossolane esclamazioni intrise di fatalismo, autocommiserazione e violenza: “non ci meritiamo nulla”, "non cambierà mai niente", "non è più come una volta", "ci vogliono le mazzate", fino a versare sangue. Manca solo all'appello la classica menata fascista del "quando c'era lui" e delle manganellate per chiudere il cerchio perverso del terribile ricettario della pedagogia nera.

Al di là delle affermazioni “di pancia”, il problema necessita di una riflessione meno superficiale, attraverso la quale metterne a fuoco gli elementi e cercare soluzioni appropriate, senza mai dimenticare che il laissez-faire e le punizioni sono i due estremi di una non-soluzione.

Identikit di un vandalo

I dati Istat del 2011 delineano il profilo del vandalo. Si tratta di un soggetto maschio compreso nella fascia di età che va dai 14 ai 17 anni (giustiziaminorile.it - dati 2011). In genere, è un soggetto scarsamente integrato nel suo contesto di vita, sprovvisto di competenze generali, privo di una figura adulta di riferimento importante, annoiato e caratterizzato da un bisogno di emergere da questa condizione di vuoto limbo e di contare almeno agli occhi del suo gruppo dei pari. L’attività di bombing (scrivere firme e sigle) e writing (creare graffiti) viene messa in atto allo scopo di trasgredire le regole del mondo adulto, autoaffermarsi agli occhi della crew (il gruppo dei pari) e lasciare un segno, che, se decifrato correttamente, è un segno di disagio. L’atto vandalico è in fondo una modalità errata di comunicazione. Chi rompe panchine, scrive sui muri, imbratta monumenti codifica messaggi che noi adulti ci rifiutiamo di decodificare.

Socializzazione mancata

Se consideriamo la socializzazione secondaria come un processo di acquisizione di regole, ruoli, valori e cultura trasmessi dalla società alle giovani generazioni, il vandalismo - oltre a rappresentare un chiaro sintomo di socializzazione mancata da attribuire in primo luogo alla scuola - è il sintomo di una palese incongruenza dell'istituzione scolastica che, sulla carta, prevede l'insegnamento per la scuola primaria e secondaria dell'educazione civica, rinominata oggi "cittadinanza e costituzione", ma nella pratica dimostra assoluta indifferenza alla materia, il cui insegnamento viene affidato alla buona volontà dei singoli docenti. L’educazione civica nelle scuole primarie e secondarie voluta da Aldo Moro nel 1958 non ha mai trovato una reale attuazione.

La legge sulla Buona Scuola n. 107 del 13 luglio 2015,  all'art. 7 comma d, parla espressamente di "sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell'educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture, il sostegno dell'assunzione di responsabilità nonché della solidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri".

È di tutta evidenza che i giganteschi vuoti creati dalla famiglia non vengano opportunamente colmati dalla scuola e dalla comunità civile, che frana rovinosamente sulla capacità di adempiere al proprio ruolo di comunità educante.

Mentoring

Postare foto sui social network e indignarsi non basta, poiché lascia la questione delle cause del vandalismo irrisolta, mentre le cifre da sborsare per riparare ai danni prodotti dal vandalismo lievitano. Da un sondaggio Abacus commissionato da Legambiente è emerso che nel 2002, in 50 città italiane sono stati spesi 4,5 milioni di euro per riparare ai danni prodotti da circa 58.000 atti vandalici.

Un’Amministrazione comunale “intelligente”, che non si limiti ad una miope e mediocre “governance” dell’esistente, investe energie e risorse nella prevenzione del fenomeno del vandalismo e nella premurosa cura degli adolescenti, in sinergia con la scuola e con le famiglie.

Un adolescente non può vivere avendo come unico punto di riferimento il suo gruppo di pari. Un gruppo di quindicenni è come un gregge che si guida da sé, in uno stato di anoressia relazionale con adulti significativi e bulimia relazionale con i propri pari. Gordon Neufeld, psicologo canadese, lo chiama “orientamento ai coetanei” ed è convinto che questo fenomeno sia estremamente deleterio per gli adolescenti, per le famiglie e per la società civile.

In una condizione sana, la famiglia con un figlio adolescente continua ad offrire sostegno, con più discrezione, e crea ponti con altri adulti significativi. Le società pre-moderne dedicavano particolare cura ai maschi adolescenti, nella convinzione che la famiglia non bastasse e fosse necessario l’intervento di altri adulti. Per questa ragione, gli adolescenti venivano affidati alla cura di un mentore, un maestro di vita, una persona di cui la famiglia si fidasse, un modello per l’adolescente, grande più del ragazzo, ma non troppo, in grado di sostenerlo e aiutarlo a fare scelte e anche errori, senza però bruciarsi. “L’anima di un ragazzo è troppo grande perché possa essere contenuta dalla sola famiglia, e i suoi orizzonti sono troppo vasti perché una famiglia possa provvedervi”. (S. Biddulph, terapista familiare). L’adolescente ha un bisogno ineludibile di stabilire legami con persone adulte. La scuola non riesce a soddisfare questa necessità per mancanza di consapevolezza, impreparazione emotivo/relazionale e difficoltà oggettiva, se si pensa che un singolo adulto si trova a dover gestire classi molto numerose che non consentono di fatto la possibilità di stabilire un buon legame personale con i ragazzi.

Per risolvere i problemi alla radice bisogna studiarli e lavorare alle giuste strategie.

Fare prevenzione sugli adolescenti significa includere la pianificazione di attività di mentoring nei contesti frequentati dai giovani. Il mentoring è una strategia educativa di prevenzione poco conosciuta in Italia e in Europa che potrebbe essere attivata in ogni realtà territoriale dai Comuni, in collaborazione con la scuola e le famiglie.

L’esempio della Svizzera

A Locarno (Svizzera) da alcuni anni è nato un Centro Giovani per dare risposte concrete alle diverse forme di disagio giovanile presenti sul territorio e pianificare interventi a carattere preventivo. Nell’ambito di questa iniziativa è nato il Progetto Mentoring, con lo scopo di fornire alla collettività un servizio di prevenzione delle manifestazioni di disagio giovanile attraverso relazioni di prossimità e aiuto offerte da figure di riferimento, adeguatamente formate, e volontari.

Pubblicità progresso

Intervenire a monte sul vandalismo significa studiare il fenomeno cercando il supporto di persone competenti per mettere a punto strategie efficaci attraverso campagne di sensibilizzazione e pubblicità progresso, come è stato fatto in alcune città d’Italia, e utilizzare ogni canale comunicativo possibile per veicolarle: dagli spazi pubblicitari sparsi per la città ai social network.

In Italia alcune realtà locali si muovono in sinergia e creano progetti ad hoc. E’ successo a Vasto, dove, nell’ambito di un laboratorio di grafica e comunicazione, dalla collaborazione tra una scuola superiore e l’Amministrazione comunale sono nati dei lavori di grafica da utilizzare per una campagna istituzionale del Comune di Vasto per arginare il fenomeno del vandalismo, che costa decine di migliaia di euro alle casse comunali.

Educazione civica on the road

A Bologna i bambini di una scuola primaria si sono improvvisati fotoreporter percorrendo le vie della città alla ricerca di atti vandalici da fotografare. Alla fine del reportage, i bambini, insieme alle maestre, hanno realizzato un volantino da distribuire ai bolognesi invitandoli ad aver cura della propria città. Questo progetto didattico è di grande pregio, poiché, oltre agli aspetti legati alla diffusione di un fermo messaggio contro il vandalismo, denota una chiara volontà educativa di costruzione delle responsabilità sociali a partire dai bambini.

La British Rail, una compagnia ferroviaria inglese, oltre alla pubblicità progresso, ha organizzato attività educative nelle scuole. Lasciando perdere la strategia dura delle minacce legali, la compagnia ha preferito affrontare il tema attraverso conferenze, film e concorsi soffermandosi in particolare sull’aspetto delle conseguenze degli atti vandalici, soprattutto in termini di sicurezza per i ragazzi. Attraverso un fumetto pubblicato su un giornalino scolastico, ad esempio, sono stati messi in evidenza i pericoli per chi gioca con materiale ferroviario. Lo scopo generale è stato quello di mostrare ai ragazzi che le loro azioni possono avere conseguenze negative dirette e immediate.

Cultura e formazione

Se uno dei problemi legati al vandalismo è la mancanza di competenze, prevenire significa mettere i ragazzi in condizione di migliorare il proprio livello di esperienza, formazione e competenze sociali. Una comunità civile che si prende cura dei suoi ragazzi incentiva ogni manifestazione culturale utile alla loro crescita e offre loro luoghi in cui aggregarsi, strutture, mezzi e opportunità formative.

E’ quanto ha deciso di fare il comune di Civitavecchia sforzandosi di andare alle radici del problema vandalismo scandagliandone le cause. L’Amministrazione comunale di Civitavecchia ha deciso che la prevenzione costa meno della cura, che tampona soltanto le manifestazioni sintomatiche del malessere. E ha deciso di correre ai ripari iniettando poderose dosi di cultura nel tessuto giovanile progettandone i dettagli con cura e determinazione.

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