Acquisti verdi della Pubblica Amministrazione
La buona pratica amministrativa degli acquisti verdi è una realtà diffusa, consolidata e obbligatoria in nazioni come la Germania, la Danimarca e la Svezia.
Se consideriamo che in Italia il 20% del Prodotto Interno Lordo riguarda gli acquisti delle Pubbliche Amministrazioni, abbiamo la misura di quanto
Regioni, Province e Comuni possano fare per convertire consumi e produzione ai nuovi criteri di sostenibilità ecologica.
I comuni italiani - sull’esempio di Ferrara, Reggio Emilia, Capannori, Colorno, che da diversi anni praticano la politica degli acquisti verdi (Green Public Procurement), nonché Stoccarda, Kolding e Santa Monica - inaugurino una radicale modifica dei comportamenti d’acquisto dei prodotti/servizi necessari al corretto funzionamento del comune, al fine di ridurre drasticamente “l’impronta ecologica” della Pubblica Amministrazione.
Per la valutazione della preferibilità dei prodotti è bene considerare gli effetti socio-ambientali sull’intero ciclo di vita e scegliere, infine, prodotti:
a) a basso impatto ambientale
b) socialmente equi
c) a ridotto impatto sulla salute umana
d) con certificazione ecologica (Ecolabel).
Il diritto comunitario (COM 274 del 4 luglio 2001) prevede “la possibilità di integrare considerazioni di carattere ambientale negli appalti”.
L’Amministrazione comunale, con gli acquisti verdi, ha due straordinarie possibilità:
a) adempiere alla sua funzione educativa della cittadinanza influenzando positivamente, con il proprio esempio, i comportamenti di spesa delle famiglie, che con i loro acquisti determinano il 60% del PIL.
b) condizionare i mercati e le industrie ad una produzione rispettosa dell’ambiente.
I comuni possono approvare, con delibera della Giunta, una serie di prescrizioni sugli acquisti, nuove regole per gli appalti (nel pieno rispetto delle norme italiane ed europee relative alla concorrenza, trasparenza e non discriminazione) e una serie di norme di comportamento per i dipendenti comunali, in direzione di una gestione verde della pubblica amministrazione.
Anche per gli appalti di lavori, servizi e forniture il Comune può ispirarsi a criteri di tutela ambientale.
L’articolo 23 della Direttiva 2004/18/CE, che regola le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici, dice che essi “possono includere caratteristiche ambientali dettagliate”.
Due esempi:
a) appalto dei servizi di pulizia degli edifici pubblici a ditte che si conformino a particolari criteri ecologici (es. uso di detersivi ecologici certificati, biodegradabili).
b) appalti nel settore della pubblica edilizia, nei quali si fanno specifiche richieste di progettazione (es. costruzione di edifici a basso consumo energetico).