Cementificazione zero
I Comuni italiani prendano esempio da Cassinetta di Lugagnano (MI), che è stato il primo Comune d’Italia ad approvare una variante del Piano Regolatore per stabilire la crescita zero del consumo di territorio.
Gli amministratori comunali guardino al futuro con lungimiranza e smettano di svendere alle imprese del mattone parte del territorio comunale sul quale si edificheranno, nelle periferie urbane, una serie di quartieri dormitorio, per poi finanziare con gli oneri di urbanizzazione nuovi progetti e far quadrare il bilancio.
Si consegnino al passato e si bandiscano le folli politiche urbanistiche di cementificazione selvaggia. Si recuperino le decine di migliaia di metri quadrati di aree occupate dagli edifici vuoti o abbandonati per valorizzare l’esistente. Una vera svolta nella pianificazione urbanistica all’insegna della ricerca del bene comune e dei veri interessi dei cittadini.
FERMIAMO IL CONSUMO DI TERRITORIO
La cementificazione selvaggia in Italia è ai livelli più alti in Europa, con un consumo di 35 ettari di territorio agricolo al giorno, pari a 125 km quadrati all’anno. Se si continuerà a questo ritmo, nel giro di 25 anni in Italia scomparirà un quarto dei terreni coltivabili. Le città italiane si stanno espandendo verso l’esterno, e mentre i centri storici si svuotano e impoveriscono, le periferie urbane si riempiono di quartieri dormitorio, industrie e centri commerciali. Fermare il consumo di territorio agricolo, risorsa non rinnovabile, sottraendolo alle betoniere, è doveroso e possibile.
CEMENTO IN CAMBIO DI SERVIZI
È necessario interrompere la spirale perversa che porta i Comuni a concedere nuove licenze edilizie per fare cassa e incamerare nuove risorse economiche derivanti dagli oneri di urbanizzazione, che saranno poi utilizzate per coprire la spesa corrente e offrire nuovi servizi. I cittadini ricevono cemento in cambio di servizi. Una follia.
EDILIZIA DI QUALITÀ IN CENTRO
Alcuni comuni virtuosi hanno deciso di cambiare rotta e riqualificare il territorio attraverso una ricostruzione del patrimonio edilizio delle zone già edificate. I comuni italiani che hanno deliberato di dare lo “Stop al consumo di territorio” hanno sospeso le nuove costruzioni edilizie su terreni non ancora edificati. Dopo aver effettuato una mappatura delle case non abitate e delle catapecchie, gli amministratori virtuosi hanno approvato una variante strutturale del Piano Regolatore per mettere fine al consumo di territorio escludendo la possibilità di nuove edificazioni in aree non ancora edificate e consentendo le costruzioni solo in aree già urbanizzate. Il nuovo Piano Regolatore promuove un’edilizia di qualità e consente la demolizione, la ricostruzione e la riqualificazione energetica degli edifici abbandonati, situati anche nel centro storico.