Il miracolo del feromone elettorale
È un fenomeno ciclico inesorabile che si manifesta puntualmente al primo sintomo della prossima campagna elettorale.
Nell’aria si libera il feromone elettorale, sostanza erotizzante miracolosa, che rivitalizza, come daikon maturi, le salme politiche, capaci di restare immobili per anni come tetri zombi in attesa dello stimolo sensoriale giusto, che puntualmente arriva, a scadenze fisse.
A quell’odore inebriante, l’inerzia del lungo letargo politico lascia il posto ad un rinnovato dinamismo, all’ardore e al desiderio struggente di poltrone e di potere della primavera elettorale. Rivivono, rifioriscono e si gonfiano d’ambizione, ritti e fieri come soldati alla parata militare. E come le donnine del quartiere Rossebuurt di Amsterdam, si mettono in vetrina nella speranza di essere candidati ed eletti.
Vestono la livrea del politico a caccia di voti e tornano nelle piazze. E li vedi stringere mani a chiunque, offrire caffè a sconosciuti ed elargire finti sorrisi. Tornati a casa, non smettono di tessere la tela: blaterano online e picchiettano come ossessi sulla tastiera del pc il loro vuoto cicaleccio.
L’aspetto più finemente umoristico è che queste salme politiche, al nuovo risveglio elettorale, perdono la memoria dei cicli precedenti e sono lì a presentarsi agli elettori come tante verginelle della politica, col piglio irritante della maestrina illibata.
Bisogna avere ambedue gli occhi bendati e utilizzare la sola corteccia prefrontale ventro-mediale del cervello (la regione della nostra mente che entra in funzione quando operiamo scelte egoistiche e miopi) per continuare a votare simili individui.
E come spesso accade, molti dei “risvegliati” non vengono eletti e ritornano ben presto in letargo, mentre gli eletti possono mettersi subito a dormire sulla loro comoda poltrona da politico. In attesa del ciclo successivo.