In ricordo di Hans Küng
Grazie Hans per aver vissuto nella chiesa cattolica da sacerdote vero e libero, in mezzo a una pletora di preti spenti o impostori. Grazie per non aver mai “perso le zanne” del dissenso e alimentato la speranza nei credenti adulti che sognano una chiesa coraggiosa, radicale, visionaria e, perché no, evangelica.
Ieri, all’età di 93 anni, è morto Hans Küng, il celebre teologo e sacerdote svizzero consulente del Concilio Vaticano II e voce critica all’interno della Chiesa cattolica. Il pensiero di Hans Küng per me è stato una fonte importante di ispirazione.
Di lui ho apprezzato, anzitutto, il tentativo di creare una Weltethos, un’Etica Mondiale, ossia un sistema di riferimento morale basato su valori condivisi da più religioni, riconoscibili anche dalla ragione laica.
I cardini dell’Etica Mondiale sono i seguenti:
Non c’è pace tra le nazioni, senza pace tra le religioni.
Non c’è pace tra le religioni, senza dialogo tra le religioni.
Non c’è dialogo tra le religioni, senza una ricerca sui fondamenti delle religioni.
Il vero e duraturo progresso dell’umanità, nella direzione del sogno evangelico di Gesù Cristo, è legato alla profonda comprensione di come siano le cose che gli uomini hanno in comune che salveranno il mondo, non le loro divergenze.
Ho apprezzato, inoltre, il suo impegno per favorire la riunificazione delle chiese cristiane. Hans Küng per anni ha indicato alla Chiesa cattolica “principi di soluzione pratico-ecumenici” per uscire dall’attuale e protratta “stagflazione” ecumenica, caratterizzata da una inflazione di parole e da un ristagno dei fatti.
Ho apprezzato, ancora, il suo ruolo di voce critica all’interno della Chiesa Cattolica. È fondamentale, per la sua stessa esistenza, che la critica e il dissenso abbiano ancora diritto di cittadinanza nella Chiesa. L’evoluzione non può prescindere dalla critica dello status quo, dal dinamismo e dal vento di novità incarnato dai profeti nel corso della storia. Senza il fermento di un sano dissenso, nato tra i suoi figli, la Chiesa non si sarebbe mai evoluta. Avrebbe, ad esempio, continuato persino a respingere “la detestabile filosofia dei diritti umani” (Pio VI).
In questo compito Küng non è stato solo. Lo hanno affiancato numerosi teologi che hanno proposto, senza compromessi e accomodamenti, una visione critica del passato e del presente della Chiesa, chiamandola a superare i traumi del passato, affrontare con urgenza e coraggio i problemi e i conflitti del presente e avviare una progettualità per il futuro.
Chi ama la Chiesa di Gesù Cristo ha la responsabilità di non tacere sulle dimensioni e sulla gravità di una crisi sistemica, che può e deve essere affrontata con urgenza partendo da un approccio teologico, indicando i problemi e chiamandoli con il loro nome.
Tacere sulle criticità della Chiesa contribuisce a farla permanere nello stato patologico e nell’osteoporosi spirituale in cui versa da millenni.
È inutile nascondersi dietro cortine fumogene, “la Chiesa cattolica è seriamente malata”. Per Küng la causa della malattia che affligge la Chiesa è “il sistema di governo romano” e questi sono i sintomi:
1. Monopolio del potere e della verità della Curia romana.
2. Papato monarchico-assolutistico.
3. Autoritarismo. Mentalità dei vescovi “feudale, scortese, paternalistica” (Karl Rahner, teologo), chiusa, ostinata, con la fissa del potere.
4. Giuridismo e clericalismo.
5. Gerarchia allineata, con un occhio costantemente rivolto a Roma. Servile “verso l’alto” e dispotica “verso il basso”. Partendo dai servi conformisti della Curia romana, a scendere fino al parroco della chiesa di campagna.
6. Tradizionalismo o fondamentalismo cattolico-romano, secondo cui si deve e si può lasciare tutto com’era.
7. Contrarietà ad ogni seria riforma.
8. Chiesa fortemente ancorata al paradigma medioevale.
9. Sessuofobia e misoginia.
10. Uso della forza, religioso e anche profano.
11. Crisi di fiducia nei laici e defezioni di massa.
12. Crisi delle vocazioni. Decremento quantitativo e qualitativo.
13. Chiese che si svuotano.
14. Lo scandalo della pedofilia.
15. Indifferenza della “Chiesa dall’alto” per le istanze che provengono dalla “Chiesa dal basso”.
Il teologo svizzero nei suoi numerosi libri ha proceduto a formulare per “l’inverno della Chiesa” (Karl Rahner) una diagnosi e una terapia scomoda per una Chiesa testarda e chiusa al cambiamento.
Il Vaticano sogna una “ri-cristianizzazione del mondo occidentale ormai secolarizzato” e altri ambiziosi obiettivi che, secondo Hans Küng, non si realizzeranno, perché la Chiesa attuale “ricorda un palloncino sgonfio”.
Di fronte alla drammatica crisi della Chiesa Cattolica, all’inquietante striscia di scandali che la attraversano e alla “fuga di massa dalla Chiesa delle giovani generazioni”, la gerarchia romana anziché attribuire “le colpe della Chiesa ai vescovi conservatori, che si trincerano dietro un muro di conservatorismo e supportano iniziative pagane”, invece di contrastare l’influenza dei movimenti fondamentalisti che allignano al suo interno (Opus Dei, Legionari di Cristo, Comunione e Liberazione, Cammino neocatecumenale, ecc.), invece di mettere mano alle necessarie riforme, trincerandosi dietro scuse fasulle, dà la colpa all’Europa e ai suoi valori di “uguaglianza, tolleranza e diritti”.
Grazie Hans per aver vissuto nella Chiesa cattolica da sacerdote vero e libero, in mezzo a una pletora di preti spenti o impostori.
Grazie per non aver mai “perso le zanne” del dissenso e alimentato la speranza nei credenti adulti che sognano una Chiesa coraggiosa, radicale, visionaria e, perché no, evangelica.