Indietro tutta: una iattura per il futuro di San Ferdinando di Puglia
Chi non è affetto dalla sindrome trumpista è consapevole che il nostro pianeta è a un passo dal punto di non ritorno. La scienza ripete da anni che l’umanità è prossima alla catastrofe. È necessario cambiare strada e farlo in fretta.
Alla luce delle drammatiche emergenze ambientali e sociali di dimensioni planetarie e considerato il ritardo da incubo che caratterizza la città di San Ferdinando di Puglia, non è esagerato affermare che, in questa particolare contingenza storica, la mentalità politica di cui è portatrice “Indietro tutta” sia una iattura per il futuro della nostra città.
Il periodo estivo è ideale per concedersi la lettura di un buon libro. Non un romanzetto da spiaggia, come quelli di Dan Brown, ma un libro da ultima spiaggia, scritto da Lester Brown, un ecologista americano che il Washington Post definisce “uno dei pensatori più influenti del mondo”.
Il libro si intitola PIANO B 4.0, Mobilitarsi per salvare la civiltà, Edizioni Ambiente (foto 2). Il saggio di Lester Brown (agronomo, 24 lauree, 50 libri pubblicati e tradotti in trenta lingue, presidente dell’Earth Policy Institute e fondatore del Worldwatch Institute) può aiutare il lettore a pensare in modo sistemico e a capire che l’umanità è nei guai. L’emergenza ecologica e sociale planetaria non è l’idea allarmista degli ambientalisti, ma una realtà con la quale dobbiamo confrontarci con urgenza e alla cui soluzione tutti hanno l’obbligo etico di contribuire.
E mentre tutto questo accade, la gente sanferdinandese - fatta eccezione per una minoranza di cittadini attivi e consapevoli - come la rana immobile che sta bollendo nella pentola di acqua calda, oscilla tra l’indifferenza, il pessimismo disfattista, l’ignoranza e la difesa ottusa di un passato ormai morto e di uno stile di vita non più sostenibile.
È sufficiente farsi un giro sui social network locali per avere uno spaccato dell’ignoranza sui temi ambientali che caratterizza larga parte dei cittadini di San Ferdinando di Puglia, che in modo sgrammaticato e pedestre scrivono come pensano e pensano male come scrivono. Essi sono inconsapevoli che l’attuale modello di sviluppo economico e lo stile di vita energivoro che caratterizza il nostro presente sono destinati a scomparire. Oppure si estinguerà la razza umana. A noi la scelta. “La morte della nostra civiltà non è più una semplice possibilità accademica: è la strada che stiamo percorrendo. Possiamo trovare un’altra strada prima che sia troppo tardi”. Questa frase, cari concittadini inconsapevoli, non è stata pronunciata da un ecologista invasato, ma dall’ex presidente della Fondazione Rockfeller, Peter Goldmark.
Chiarito il punto relativo all’urgenza di una “mobilitazione da tempo di guerra”, come la definisce nel suo libro Lester Brown, per rispondere alla crisi dell’ecosfera, vorrei parlarvi della città di ODENSE, in Danimarca, dove il 50% degli spostamenti avviene in bicicletta e l’81% dei cittadini va a scuola pedalando. Molti, a Odense, utilizzano l’automobile per non più di dieci volte all’anno, in occasione di lunghi viaggi. Roba da far restare di sasso il sanferdinandese medio, abituato ad accompagnare i figli in automobile, quasi fin dentro il portone della scuola.
Una città amica della bicicletta come Odense, con i suoi 600 chilometri di piste ciclabili, non è opera del caso, ma il frutto di un’attenta programmazione politica, di lungo periodo, per la promozione della mobilità sostenibile, con l’obiettivo iniziale di trasferire sulle due ruote almeno il 20% degli spostamenti urbani. Oggi, i risultati positivi di questa attenta programmazione si vedono, perché la metà dei cittadini si muove in bicicletta, ed è anche per questo che Odense è considerata una delle città europee con la migliore qualità di vita per i suoi abitanti.
Ma non è stato sempre così. Anni fa, Odense era una città dominata dalle automobili e soffocata dal traffico, proprio come San Ferdinando di Puglia. Poi avvenne la svolta, operata dai decisori politici. A loro avviso, il traffico automobilistico andava decisamente ridimensionato, a vantaggio delle forme di mobilità alternativa. Se paragoniamo Odense a San Ferdinando di Puglia, sul tema delle politiche relative alla mobilità dolce e alla riduzione dell’inquinamento da traffico automobilistico, emerge chiaramente l’inadeguatezza di “Indietro tutta” alla gestione dei problemi complessi legati alla crisi ecologica planetaria.
Sappiamo bene che distruggere è più facile che costruire. E’ lapalissiano. Il pensiero lungimirante è più raro del pensiero miope. E’ ugualmente ovvio. Una programmazione di lungo periodo, capace di guardare al futuro e affrontare le sfide del presente con una “mobilitazione di tipo bellico” (Lester Brown), per realizzare un domani migliore è decisamente più impegnativa e richiede visione e sforzo intellettivo, non necessari a chi si limita a conservare il passato o ripristinare lo status quo ante.
Sappiamo che le opportunità e i rischi legati al futuro spaventano alcuni e possono indurli a sciupare il presente, nel rimpianto ossessivo dei tempi andati, delle tradizioni perdute e fors'anche della giovinezza sfiorita. La nostalgia è un’emozione legittima. Ma quando le vestali di un passato ormai defunto alimentano uno stato d’animo collettivo che idealizza i tempi andati, schiacciando presente e futuro, si inocula il veleno sociale del pessimismo - già ampiamente diffuso tra gli italiani - generato dalla mancanza di prospettive di chi è immerso fino al collo nella sbobba di una realtà stagnante. Un conto è non dimenticare il passato, con le sue lezioni, altro è opporsi ostinatamente al nuovo che avanza e rifiutare di adattarsi ai cambiamenti. Idealmente, l’amministratore politico dovrebbe essere un educatore dei cittadini. Egli dovrebbe parlare spesso della necessità di cambiare strada e di farlo in fretta, di ripensare gli stili di vita in nome dell’ecologia, della salute e della felicità personale, senza temere di essere impopolare.
E invece, una politica opportunista, che mira solo alla conquista del potere, ha ritenuto più conveniente parlare alla pancia della città. E per farlo ha indossato i panni del rabdomante delle cattive abitudini dei sanferdinadesi e ha utilizzato una videocamera al posto di una bacchetta di legno. Sono rimasto particolarmente impressionato dalla dichiarazione di una mamma intervistata da “Indietro tutta” davanti ad una scuola: “Le piste ciclabili sono state fatte in maniera assolutamente sbagliata, perché quando noi prendiamo i bambini a scuola dove parcheggiamo?”. Pubblicare una simile affermazione significa avallarla. La frase della mamma fa il paio con un’altra pronunciata dall’attuale Sindaco Puttilli in un’intervista rilasciata alla televisione locale Amica9tv, il 3 giugno 2017, in piena campagna elettorale: “ANCHE i cittadini amano andare in bicicletta, ma adesso hanno PAURA di andare in bicicletta (sorrisetto, ndr). Si è ottenuto l’effetto contrario, perché questi percorsi sono stati disegnati contro la città”. Chiediamo al Sindaco lumi sulla sua frase incomprensibile: chi va in bicicletta OLTRE ai cittadini? Forse cani, gatti, topi, scarafaggi? E ancora: chi ha PAURA di andare in bicicletta? Con quale strumento il Sindaco ha misurato la paura dei cittadini di andare in bicicletta sulle piste ciclabili? Al di là delle castronerie, com’è possibile andare in giro a fare un brainstorming dei pensieri in libertà di una sparuta minoranza di cittadini, poi tradurli in un programma politico e, in nome della democrazia, realizzarlo senza tener conto dello stato d’emergenza in cui versa il pianeta? Un esempio su tutti: nel programma di “Indietro tutta” non è stata scritta una parola sulla riduzione dell’inquinamento prodotto dal traffico automobilistico privato. E questo è accaduto perché l’elettorato di “Indietro tutta” non ne sente il bisogno. E il politico obbedisce, in nome della democrazia, un concetto che, a destra, taglia fuori sistematicamente i diritti delle generazioni future a vivere in un pianeta ancora vivibile. La città di San Ferdinando di Puglia ci è stata data in prestito dai figli dei nostri figli. Non dimentichiamolo.
Una politica libera, non schiava della bramosia dei voti, avrebbe dovuto dire alla mamma intervistata che non bisogna per forza parcheggiare davanti alla scuola, anzi, non è proprio necessario prendere l’automobile per accompagnare i figli a scuola. Si può andare in bicicletta o a piedi, a tutto vantaggio della salute personale, dei figli e dell’ambiente. Per quanti anni ancora il prof. Franco Berrino (epidemiologo presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano) dovrà dirci invano che “la salute e la malattia dipendono da noi”, che “per mantenersi in forma agli adulti servono 150 minuti alla settimana (suddivisi in 30 minuti al giorno per 5 giorni) di attività fisica” e che “l’attività fisica è una cura meravigliosa e se abbinata ad un corretto stile di vita, soprattutto alimentare, può aiutarci a guarire da tantissime malattie”?
Una politica alta/altra queste cose al cittadino dovrebbe spiegarle, anche a costo di risultare impopolare e di perdere consensi.
Allo stesso modo, agli esercenti che attribuiscono alle piste ciclabili le loro difficoltà commerciali, andava detto, facendo vedere loro le foto di Odense (foto 1,3,4,5,6,7,8), che le piste ciclabili non creano problemi economici agli esercizi commerciali. Le cause vanno ricercate altrove. Nel concorrente vicino che offre servizi innovativi, mentre il proprio negozio è ancora in stile anni ’80, negli acquisti online e nella concorrenza spietata dei centri commerciali dei paesi limitrofi, raggiungibili facilmente da tutti i sanferdinandesi proprio grazie a quell’automobile che il commerciante inconsapevole vorrebbe parcheggiata facilmente davanti al suo negozio. È l’automobile il vero nemico del commercio locale, non le piste ciclabili. Una politica autentica antepone sempre la verità ai suoi interessi elettorali. Ma questa è alta/altra politica, alta/altra amministrazione. Una vera iattura non averne una.