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Pane, porchetta e “me ne frego”

Ci sono varie forme di comicità. Ma a farmi più ridere non è quella dei comici dichiarati, di chi fa della comicità una professione o un hobby, ma quella dei comici involontari.

Oggi ho letto uno scritto esilarante sul tema delle piste ciclabili, postato sul gruppo Facebook San Ferdinando di Puglia Open Gov dal curatore di un sito locale in affannosa ricerca di click e dall'intento evidentemente provocatorio.

Uno scritto confuso e ambiguo che parte dall'utilizzo indebito di un vecchio slogan dell'ambientalismo, del pacifismo e dell’arcipelago No Global ("Pensa globalmente, agisci localmente") per giungere a conclusioni, antitetiche alla sensibilità che lo slogan veicola, grondanti superficialità e conservatorismo.

L'autore, ascoltando la pancia di una minoranza del paese, giunge alle sue conclusioni: le piste ciclabili non servono, perché i sanferdinandesi hanno l'abitudine di spostarsi in automobile e mangiare “pane e porchetta”. A loro non interessano i concetti complessi, come i problemi planetari e l'ecologia. I loro confini mentali sono angustamente circoscritti entro un pentagono che ha come lati la tradizione, la famiglia, il cibo, il calcio e il gratta e vinci.

La vis comica raggiunge l’apice quando si pretende di giustificare l'uso e abuso dell'automobile, adducendo la scusante della laboriosità dei sanferdinandesi, un popolo in mille faccende affaccendato che non ha tempo per quisquilie come inforcare una bicicletta per muoversi, per andare in piazza, a fare la spesa, a far visita ai parenti o a giocare a biliardo al circolo ricreativo.

Ne vien fuori un sillogismo esilarante. Chi usa la bicicletta è sfaccendato. Gli abitanti di Copenhagen, Amsterdam, Ferrara e di altre città sparse per il mondo usano la bicicletta. Dunque, gli abitanti di queste città sono sfaccendati.

Se l'incauto autore avesse scritto con meno superficialità il suo testo, avrebbe dovuto analizzare un pò di dati, per esempio quelli relativi al tasso di disoccupazione in Danimarca, che nel 2014 si attestava al 7,4%, e compararli con quelli relativi al Sud Italia, dove la disoccupazione stagna al 19,2%. Avrebbe dovuto anche prendere in considerazione l’Indice di Sviluppo Umano, che vede l'Italia relegata al ventunesimo posto (ISUa di 0,65), mentre la Danimarca occupa il settimo (ISUa di 0,84). Per non parlare del PIL pro capite che vede la Danimarca al 7° posto mondiale (56.240 dollari/anno) e l'Italia al 31° posto con (34.080 dollari/anno). E potrei continuare con l'Indice di capacità tecnologica, gli Investimenti stranieri, la Spesa per l'istruzione e la Sanità, l'Indice delle donazioni mondiali, la Diffusione di computer e Banda Larga, tutti parametri economici che vedono la Danimarca immancabilmente numerose lunghezze avanti all'Italia. Alla faccia degli sfaccendati cicloecologisti!

In altre parole, avrebbe dovuto studiare prima di avventurarsi in affermazioni non supportate da un'analisi accurata e obiettiva dei fatti.

Articoli di questo tipo non rendono giustizia al diritto dei cittadini ad una corretta informazione. Le piste ciclabili, fino a prova contraria, sono state inserite nel programma politico della coalizione di centro-sinistra che ha vinto le ultime elezioni amministrative nel 2012, votato dal 38,90% dei cittadini. Possiamo, dunque, affermare con certezza che a San Ferdinando di Puglia almeno il 38,90% dei cittadini votanti ha voluto le piste ciclabili e le ha votate. Dal punto di vista della democrazia rappresentativa la scelta di realizzare le piste ciclabili è inattaccabile. Su come poi queste ultime siano state realizzate in via Ofanto e in via Goito si può anche discutere, ma non è sensato estendere un rifiuto assoluto a tutte le piste ciclabili. I politici dell'opposizione, che strumentalizzano il malcontento di una minoranza di cittadini e gettano l'acqua sporca con il bambino, lo fanno in malafede perseguendo obiettivi partitici di corto respiro.

I sanferdinandesi non rappresentano un'eccezione nella teoria evolutiva e non vivono fuori dal mondo, come alcuni vorrebbero farci credere. Nell'era della consapevolezza delle interconnessioni planetarie e nell'anno in cui anche Papa Francesco ha affermato che, in merito alla questione climatica, l'umanità è sull'orlo del suicidio, c'è chi ancora si ostina ad affermare che l'ecologia non sia importante. Ma attenzione, le sofferenze del pianeta e gli avvertimenti reiterati della scienza ci dicono che con la filosofia del pane, porchetta e "chi se ne frega" si rischia di restare soffocati.

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