Open Government: potere ai cittadini. Trasparenza. Cambiamento
Il palazzo municipale di una smart city dovrebbe ricordare un edificio dalle pareti di vetro, trasparente per tutti: cittadini, professionisti, imprese e scuole.
Grazie alle potenzialità di internet e delle nuove tecnologie, possono essere eliminate le patologie tipiche della burocrazia barocca: lentezza e inutili complicazioni.
Può essere più semplice e immediato per gli stakeholder avere accesso a dati e documenti, partecipare alla vita politica della comunità e collaborare alla costruzione del suo futuro, in un lavoro orizzontale con i decisori politici, privo di diffidenza reciproca.
ll cittadino che desideri interloquire con i suoi “dipendenti” del palazzo municipale per porgere domande, per denunciare disservizi, per richiedere diritti o semplicemente per avanzare delle proposte, può farlo con un computer o uno smartphone, collegandosi al sito o all’app del comune. Interagire con gli amministratori del comune e ricevere da loro un riscontro immediato non è mai stato così facile.
I cittadini oggi possono fare qualcosa per trasformare la storia della propria città con un clic del mouse. La partecipazione digitale è possibile e in molte realtà sta già avvenendo.
Se si constata un disservizio, se i servizi pubblici non funzionano, se si è aperta una voragine in una strada, se il verde pubblico è trascurato, se è necessario denunciare l’indolenza dei dipendenti comunali nel fare il loro lavoro, il cittadino può comunicarlo in tempo reale al sindaco, all’assessore competente e all’opinione pubblica attraverso il sito o l’app del Comune.
Una democrazia evoluta necessita di cittadini informati, consapevoli e partecipativi. In un pianeta che va sempre più interconnettendosi sul web, nel quale si sta velocemente formando la nuova intelligenza della Rete, le nuove tecnologie, dagli smartphone a internet, sono una grande possibilità che si spiega davanti a noi e che può offrire ai cittadini opportunità inedite di partecipazione e di proposta politica, di denuncia delle negatività presenti su un territorio, di controllo e di marcamento stretto degli amministratori pubblici.
Oggi più che mai sappiamo che una politica locale rinnovata può scaturire dalla collaborazione e partecipazione civile dei cittadini e dalla trasparenza delle istituzioni.
Gli strumenti messi a disposizione da una smart city che attua l’Open Government risultano utili per aiutare i cittadini ad esercitare i propri diritti di piena cittadinanza e sviluppare la propensione alla partecipazione di tutti e al controllo “dal basso” delle decisioni politiche.
L’Open Government, l'amministrazione aperta e trasparente, disciplina il diritto dei cittadini al libero accesso ai dati, ai documenti pubblici e alle informazioni non strettamente personali (quindi non coperte dalla normativa sulla privacy).
L’Open Government consente di aprire e condividere i dati amministrativi relativi al bilancio, ambiente, lavori pubblici, anagrafe ed altro attraverso internet, consentendo ai cittadini un facile accesso e utilizzo delle informazioni.
L’Open Government, oltre a rappresentare un fondamentale passo avanti verso la trasparenza amministrativa in direzione della collaborazione e partecipazione diretta dei cittadini alla cosa pubblica, è il fattore chiave per la democrazia e la crescita sociale di una comunità.
Con l'amministrazione aperta, i cittadini non sono più sudditi e possono chiedere ai loro amministratori di rendere conto delle proprie decisioni e del proprio operato in qualunque momento.
Facciamo un esempio concreto di come possa essere reso trasparente un processo decisionale. Per garantire la massima trasparenza ed evitare la “ripartizione politica” degli scrutatori di seggio elettorale, il comune procede ad un sorteggio informatico tra gli iscritti all’albo degli scrutatori. Tutte le operazioni di sorteggio sono trasmesse in streaming e pubblicate sul canale YouTube del comune.
Partecipazione
La partecipazione attiva alla vita politica della comunità non è un'opzione facoltativa legata alla particolare sensibilità e responsabilità del cittadino, ma è uno dei tre “obblighi di solidarietà” previsti dall’art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Una democrazia realmente partecipata, nella quale i cittadini non si limitino ad essere spettatori o fruitori dei servizi del comune, ma divengano protagonisti della vita sociale e politica della propria comunità, è il primo segno concreto di una politica che si rinnova.
La Partecipazione, la Pace e il Futuro dovrebbero essere al centro dell’agenda politica degli amministratori di una smart city.
Purtroppo, la realtà ci dice che nella maggior parte dei comuni italiani la partecipazione non è incentivata, perché la politica partitica, che ricerca prevalentemente la militanza, si dibatte per la conquista e la conservazione del potere e naviga ben lontana dai reali bisogni dei cittadini, ridotti spesso al ruolo di clienti e sudditi. I partiti politici sono organizzazioni private. Riscopriamo il pubblico. Promuoviamo la democrazia partecipata e diretta.
Il Comune di Porto Alegre (Brasile) può essere di ispirazione per creare i presupposti affinché la popolazione torni a contare di più, a sentirsi corresponsabile delle cose da fare insieme in una serie di "assemblee decentrate, discutenti e deliberanti”. (Aldo Capitini)
A Porto Alegre questa esperienza si è concretizzata in un piano organizzativo di assemblee di quartiere e di assemblee tematiche, aperte e libere, sui temi del lavoro, ambiente, cultura, assistenza sociale, urbanizzazione, emarginazione e volontariato, per discutere dei problemi e stabilire le priorità, dove, per che cosa e come spendere i soldi pubblici, ecc. Non è vero che le assemblee di base sono poco partecipate. L'esempio di Porto Alegre dimostra il contrario.
Un comune italiano che si è distinto per una coerente politica di partecipazione è Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno. Qui l’amministrazione comunale, presieduta dal Sindaco Massimo Rossi, ha posto al centro i bisogni della popolazione, in una prospettiva di sviluppo sostenibile. La risposta della gente è andata oltre le migliori aspettative.
Con questo metodo di democrazia avanzata è stato possibile prevenire l’inquinamento, realizzare progetti di cooperazione internazionale nel Sud del Mondo, modificare il Piano regolatore, riconvertendo ad uso agricolo le superfici edificabili.
Altri comuni hanno seguito l’esempio di Grottammare con l’approvazione della “Carta" o del “Regolamento” per la partecipazione attiva dei cittadini e la creazione dell’Ufficio per la partecipazione.
Queste scelte amministrative sono state premiate nelle elezioni degli anni successivi con un successo schiacciante.
Bilancio partecipativo
Quando si pensa alla partecipazione, la prima idea che viene in mente è il Bilancio partecipativo, un'iniziativa di democrazia diretta, realizzata per la prima volta nella storia a Porto Alegre nel 1989, e che successivamente ha avuto una discreta diffusione globale dopo il World Social Forum del 2001, tenutosi nella città brasiliana.
Il Bilancio partecipativo è una delle possibili scelte di smart governance nella quale la politica osa la condivisione del potere con gli smart citizen all'insegna della trasparenza e della reale partecipazione dei cittadini alla produzione delle decisioni.
Il Bilancio partecipativo rafforza la democrazia diretta, perché riduce la distanza tra i politici eletti e i city user. Inoltre, esso promuove il protagonismo sociale della cittadinanza attiva e intelligente e apre le porte dell’Ente pubblico alle idee e ai suggerimenti dei cittadini, coinvolgendoli nella gestione diretta della spesa pubblica.
Con l’adozione del Bilancio partecipativo, l’amministrazione comunale stabilisce una quota fissa del bilancio preventivo dell’Ente, che di solito è tra l’1% e il 10%, e la mette a disposizione della popolazione. Successivamente, i cittadini si riuniscono in assemblea per decidere in quali progetti investire le risorse finanziarie da gestire. Le associazioni e i cittadini che hanno compiuto il sedicesimo anno d’età sono liberi di avanzare, online o compilando un apposito modulo, proposte e progetti per soddisfare specifici bisogni, secondo un ordine di priorità.
Si avvia un percorso che può durare anche alcuni mesi e che inizia con un’adeguata fase di cicli assembleari.
Le assemblee possono essere organizzate anche a livello di quartiere. Nella prima fase si procede alla corretta e completa informazione dei cittadini. Successivamente si dà avvio alla discussione e al confronto sulle diverse proposte, che poi vengono sottoposte al voto dell’assemblea. La maggioranza dei cittadini decide su come spendere la percentuale di risorse previste dall’amministrazione per il Bilancio partecipativo.
Alle assemblee pubbliche è presente anche uno o più responsabili dell’amministrazione e degli uffici comunali, con compiti di consulenza, per valutare la fattibilità tecnica e giuridica dei progetti. Al termine della discussione e della votazione, viene redatto un verbale che viene successivamente approvato dal Consiglio comunale.
Con la delibera del Consiglio comunale, che approva e rende esecutive le decisioni di investimento prese dai cittadini, la politica chiude il cerchio del processo decisionale di democrazia diretta, rispettando gli impegni presi con la popolazione.
Il Bilancio partecipativo rappresenta un modello replicabile di partecipazione efficace, perché persegue un obiettivo concreto, che corrisponde ai reali bisogni della comunità e per il quale il comune assicura la copertura finanziaria.
Il primo esempio di Bilancio partecipativo in Italia è quello di Grottammare, un comune marchigiano di 14 mila abitanti.
Seguendo l'esempio latinoamericano di Porto Alegre, nel novembre del 1994 i cittadini di Grottammare furono convocati dagli amministratori per una prima fase assembleare di ascolto delle proposte e delle segnalazioni dei cittadini.
Successivamente si avviò il secondo ciclo di incontri, durante i quali furono discusse le varie proposte progettuali. Le proposte fattibili dal punto di vista tecnico, giuridico ed economico vennero sottoposte al voto dei cittadini, secondo un ordine di priorità.
Il successo riscosso a Grottammare dal Bilancio partecipativo, denominato "Decido io!", ha stimolato negli anni l'interesse di altri comuni.
Oggi sono circa 35 i comuni italiani che hanno sperimentato questo metodo di partecipazione civica e hanno dimostrato che il Bilancio partecipativo è un'esperienza replicabile ed è molto apprezzata dai cittadini.