Padre Arturo Paoli, “giusto tra le nazioni” ci ha lasciato

Padre Arturo Paoli

Domenica 12 luglio 2015 padre Arturo Paoli, “giusto tra le nazioni” ci ha lasciato.

Aveva 102 anni. Un uomo giusto che, negli anni del fascismo, salvò ottocento ebrei e visse lontano dalle stanze del potere clericale per dimorare con i più poveri del mondo nelle favelas dell’America Latina. Quest’uomo ha ispirato per anni le pagine del mensile di riflessione nonviolenta “Il grido dei poveri” e successivamente l’orientamento di fondo di uomoplanetario.org. Vogliamo rendere grazie a parde Arturo attraverso alcuni spunti di riflessione, una collection del suo pensiero planetario di cristiano autentico, quali testamento di una spiritualità genuina dalla quale trarre modelli di vera umanità. Grazie fratello Arturo.

•   Perché dei discorsi così belli accompagnano una pratica così scandalosa? […] So che molti condividono con me la conclusione che i vescovi lancino dei messaggi senza pensare profondamente a chi sono diretti; la critica nasce dal valutare la sproporzione che esiste fra la produzione di documenti di tutta la Chiesa docente - che non è mai stata tanto abbondante - e la loro efficacia; sembrano veramente appelli al deserto. Non credo che sfugga loro che l'uomo cui si dirigono è generalmente il tipo cui gli americani hanno appioppato il titolo “light”, leggero, soave, senza opinione, disposto a tutte le esperienze, decaffeinato. Il tipo light non si trova solo nelle discoteche o nei motels, si può incontrare nella borsa-affari, nei corridoi di Montecitorio o del Palazzo di vetro, seduti davanti ai computer. Mostrano spesso un lodevole attaccamento al lavoro, puntuali nell'orario, affaticati dalla responsabilità di controllo delle oscillazioni del mercato. Tutti convengono in una caratteristica: la lontananza e il distacco dagli altri. […] L’uomo “light" è pericoloso, micidiale. E’ il responsabile di tutto il male che l'uomo fa all’uomo.

•   Una chiesa che continua a moltiplicare documenti sulla giustizia, sulla pace, sui poveri, Chiudendo le porte all'apparizione del volto schiaffeggiato e sputacchiando del povero, svuota di credibilità tutti i suoi appelli, parla ai “light” ma non a chi vuole essere uomo a tempo pieno. Il vescovo che ha strappato ai poveri il prete capace di vederli, potrà forse contare su un buon funzionario, un buon esegeta, ma incapace di parlare a dei cuori di carne. […] Nonostante tutte le resistenze il volto del povero è entrato nella filosofia come categoria filosofica ed etica. E questo mi pare un miracolo. Non c’é altra via per chi sente la stanchezza e la vergogna di essere un uomo “light” e vuole cominciare ad essere uomo.

•   La mia speranza è posta nella rinascita del laicato cattolico. Perché rinascita? Non sarebbe più proprio parlare di resistenza, dal momento che i laici organizzati sono numerosissimi, e in piedi, pronti a servire? Ma sono veramente laici e veramente cattolici? I movimenti laici nella chiesa suscitano un interrogativo: - viene prima la rinunzia del laicato ad essere quello che deve essere, o viene prima la Chiesa a volere un laicato clericalizzato, più indipendente che obbediente? […] I laici sono dei sagrestani. Come credenti e praticanti appaiono degli adolescenti che non riescono a staccarsi dalle vesti o dalle tette della madre. […] La persistenza di una certa mentalità clericale in numerosi agenti di pastorale, chierici e laici, la scelta di molti laici che preferiscono dedicarsi ad attività intraecclesiali, ci impediscono di dare risposte efficaci alle sfide attuali della società.

•   Pastorale significa in pratica che alcune iniziative che dovrebbero essere lasciate all'autonomia dei laici, vengono sottoposte al controllo della gerarchia rientrando nel progetto parrocchiale, per non essere combattute e possibilmente soppresse. Potrei citare incidenti del genere avvenuti nella corsia “pastorale sociale”. Spesso pastorale significa: “Voi non dovete pensare nulla, né creare qualcosa di nuovo anche se vi sembri più adeguato alla vera necessità della categoria cui è diretta quella pastorale.

•   Il momento storico che viviamo esige una urgente desclericalizzazione del cristianesimo che avverrà, non per uno scontro frontale, ma per un’attenzione più seria, più veramente religiosa al politico-sociale, alla scoperta di una vera cultura politica. Questa responsabilità ci farà incontrare con molti laici non credenti, con cristiani di altre confessioni, con religiosi di altre religioni. Un cristiano deve sapere che lo statuto di fondazione del cristianesimo è intrinsecamente politico perché si propone di “portare il lieto annunzio ai poveri, di fasciare le piaghe dei cuori spezzati... di proclamare la libertà degli schiavi… di spargere sulle teste umiliate olio di letizia invece dell’abito di lutto” (Is 61).

•   Oggi tutti gli ambienti sono frequentati da anime belle, le banche, i parlamenti, le imprese, ... e il mondo appare sempre più sepolcro. L'inversione non smentisce il Vangelo: si tratta sempre di schizofrenia religiosa. Tutte le forze vive della Chiesa sono impegnate a santificare le anime attraverso ritiri, Incontri, convegni, meetings (ndr. oggi potremmo aggiungere i Family Days): il Padrone della messe non ha da lamentarsi della pigrizia dei suoi operai; ma l’eco-natura e l’eco-società, precipitano verso un degrado di cui tutti siamo informati. Per questo pare urgente lanciare l’allarme: attenti all’esteriorità. […] Chi vuol seguire con me questa ricerca di senso, deve aver sofferto una crisi e uno scandalo, quello dei farisei a rovescio, che dentro si credono puliti, o almeno ce la mettono tutta per sentirsi puliti, e fuori alimentano guerre, costruiscono fabbriche da cui esce la morte, maneggiano un'economia che uccide milioni di esseri umani. Dobbiamo impegnarci a trovare una spiritualità dei laici rozzi non raffinati, di quelli che lavorano, non trascurando quelli che la domenica sera lasciano i maestri di spirito nelle bellissime case di fine settimana e tornano nella mischia. Vogliamo pensare ad una spiritualità pensata non dall'interno delle case di orazione, ma dall'esterno, dal mondo.

•   Non si capisce come con tanti "buoni cristiani” il mondo vada così male: gli affamati aumentano, l'ecosistema è in agonia, le le future generazioni in pericolo. O si cambia o si salta per aria. […] Se vogliamo che l’essere cristiani ci faccia costruttori di pace, bisogna evitare l'ostacolo dello spiritualismo individualista che equivale a pensare che Dio abbia creato il mondo e permetta questa intricatissima vicenda storica, questo doloroso pellegrinaggio umano per mandare al cielo la mia anima. Forse pochi usano ancora la formula "salva la tua anima”, ma la loro spiritualità è su questa linea. […] Sotto tanto lusso di preghiere c'è la scrollata di spalle di Caino.

•   Ad un paese maggioritariamente credente e praticante senza etica. È molto comune scoprire associazioni religiose, congregazioni, fedelissimi alla chiesa, scandalosamente prive di etica, specialmente di etica economica. I cattolici sono assistiti, guidati, alimentati nel loro cammino spirituale, in quello della conoscenza della loro fede, ma nome in quello della ricerca etica. Tanto che possono tranquillamente organizzare un'industria che contamina fino a causare la morte, e partecipare a gruppi di spiritualità e riflessione sulla dottrina cristiana. Possono fabbricare armi o mine ed essere ministri dell'Eucaristia e della parola, possono ricevere di seguire somme di denaro più che sporco e sperare di essere beatificati, perché queste azioni non possono essere giudicate da un’etica che non esiste.

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