Scandaloso: a San Ferdinando di Puglia un impianto fotovoltaico pubblico è improduttivo da 35 mesi. Soluzioni

Scandaloso: a San Ferdinando di Puglia un impianto fotovoltaico pubblico è improduttivo da 35 mesi. Soluzioni

Nei giorni scorsi, un mio concittadino mi ha contattato per espormi un problema serio. Ad un incontro scolastico ha appreso che l’impianto fotovoltaico installato sul tetto della palestra dell’Istituto Comprensivo Papa Giovanni XXIII, ad oggi, non risulta essere stato stato allacciato alla rete elettrica.

Ho effettuato immediate ricerche e ho avuto conferma, da una fonte interna alla scuola, che l’impianto fotovoltaico installato nel settembre 2015, fino ad ora, non ha prodotto un solo kilowatt di energia elettrica, perché non è stato ancora collegato alla rete, a causa di presunti problemi di adeguamento ad una cabina ENEL.

Il mancato allaccio è stato confermato da una ricerca online su Atlaimpianti, pubblicato sul sito di GSE (Gestore Servizi Energia).

Sono trascorsi invano 35 mesi dall’installazione di un impianto dotato di 120 pannelli fotovoltaici, con una potenza di circa 30 kilowatt. Fatti un po’ di calcoli, in 35 mesi di mancato funzionamento, la nostra comunità cittadina ha perso un massimo di circa 81 mila euro, per la mancata produzione e consumo di energia elettrica (1.500 kW/anno per kW installato x 30 kW = 45.000 kW/anno x 3 anni = 135.000 kW x 0,6 € al kW = 81.000 euro). Se l’impianto fosse stato installato 35 mesi fa, si sarebbe potuto evitare di immettere in atmosfera un massimo di 71.685 kg di CO2 (0,531Kg di CO2 ogni kWh).

In questa sede ci importa poco stabilire di chi siano le responsabilità per questo mostruoso ritardo.

A NOI INTERESSA EVIDENZIARE QUELLO CHE SI SAREBBE POTUTO FARE E NON SI È FATTO E OFFRIRE SOLUZIONI.

PRIMA CRITICITÀ. Come è stato scritto il BANDO DI GARA? Si è fatto il copia e incolla di altri bandi, senza conoscere esattamente cosa si stava scrivendo? Sarebbe bello sapere cosa c’è scritto sul bando di gara in merito al rischio di mancato allacciamento. Quali responsabilità gravano sulla ditta che ha installato l’impianto?

SECONDA CRITICITÀ. In tutti questi mesi, gli Uffici comunali CON QUALE INTERLOCUTORE ENEL SI SONO INTERFACCIATI? Oppure, hanno solo prodotto carte? Chi ha scritto le pratiche potrebbe aver commesso l’errore di inviare una richiesta di immissione in rete per il massimo della potenza nominale dell’impianto, senza calcolare che l’impianto in questione 30 kilowatt non li produrrà mai e che, nel frattempo, l’utenza ha un minimo di consumo costante. Quindi, anche se l’impianto fotovoltaico ha una capacità produttiva di 30 kilowatt, sarebbe stato opportuno fare una richiesta di connessione per un massimo di 20 kilowatt.

Nel caso in cui sia stato commesso l’errore di richiedere una immissione in rete di potenza eccessiva, l’ENEL avrà risposto di conseguenza, carte alla mano, che in quel punto 30 kilowatt non si potevano allacciare. E allora cosa si sarebbe potuto fare? Cosa si può e si dovrebbe fare?

In caso di PROBLEMI TECNICI CHE IMPEDIVANO L’ALLACCIAMENTO ALLA RETE ELETTRICA dell’impianto fotovoltaico, dopo circa un mese dalla richiesta, l’ENEL, nell’ottobre o novembre 2015, avrà presumibilmente inviato al Comune di San Ferdinando di Puglia una lettera ufficiale per spiegare i motivi che non consentivano l’allaccio dell’impianto fotovoltaico alla rete. Nel nostro caso, avrà comunicato la necessità di effettuare un ADEGUAMENTO IN CABINA, che avrebbe richiesto dei tempi tecnici X e un costo di allaccio di euro Y.

Personalmente, ritengo molto strano che, in pieno centro abitato, non si riesca ad allacciare un impianto fotovoltaico alla rete elettrica. Se questa ipotesi risultasse vera, sarebbe ASSURDO, comunque, AVER LASCIATO UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO IMPRODUTTIVO PER 35 MESI, perché la soluzione a questo stallo c’era. Sarebbe bastato intervenire in modo diverso. Abbiamo tre opzioni.

1 - Subito dopo aver ricevuto la lettera dell’ENEL, il Comune avrebbe dovuto richiedere una connessione da 20 kilowatt.

2 - In caso di risposta negativa, anche alla richiesta di connessione da 20 kilowatt da parte di ENEL, si sarebbe potuto inoltrare una richiesta di connessione per 6 kilowatt. Generalmente l’ENEL risponde in modo positivo alla richiesta di connessione da 6 kilowatt.

3 - Nel caso estremo di risposta negativa anche alla richiesta di connessione da 6 kilowatt, il Comune avrebbe dovuto inoltrare la richiesta di ALLACCIAMENTO DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO AD IMMISSIONE ZERO. A questa richiesta l’ENEL risponde sempre in modo affermativo. In questo caso, non è necessaria alcuna autorizzazione da parte dell’ENEL, che viene semplicemente ad allacciare l’impianto alla rete.

Con questa modalità, l’impianto avrebbe avviato la produzione di energia elettrica per il solo autoconsumo della scuola. L’energia che l’impianto fotovoltaico avrebbe prodotto in più, rispetto ai bisogni della scuola, non sarebbe stata immessa in rete.

Chiarisco meglio. In una giornata scolastica, alle nove del mattino, l’impianto da 30 kilowatt produce 6 kW/h, una quantità di energia sufficiente a soddisfare i bisogni della scuola. A mezzogiorno, l’impianto arriva a produrre 20 kW/h, quindi produce un surplus di energia pari a 14 kW/h. Un dispositivo per la gestione dei carichi e della produzione, che avrebbe dovuto essere collocato accanto all’inverter, a questo punto limita la potenza dell’impianto per adeguarla istantaneamente ai consumi attuali della scuola.

In attesa dell’adeguamento in cabina da parte dell’ENEL, si sarebbe avuto un impianto allacciato e funzionante, con una produzione dimensionata ai consumi della scuola. Questa soluzione intermedia avrebbe reso l’Istituto Comprensivo Papa Giovanni XXIII energeticamente autosufficiente e Carbon Free.

Quelle che ho prospettato sono soluzioni semplici e possibili. Perché nessuno ci ha pensato? Perché la situazione è stagnante da 35 mesi? Un privato di una utenza domestica, un commerciante o un imprenditore seguirebbero la pratica contando i giorni con ansia, fino a che la procedura di allacciamento non vada a buon fine e l’impianto fotovoltaico non inizi effettivamente a produrre.

Le “anomalie” si verificano quando entra in gioco la Pubblica Amministrazione. Sono trascorsi 1.079 giorni dall’installazione dell’impianto fotovoltaico in questione e non credo che amministratori o dipendenti comunali siano in ansia o quantomeno preoccupati per questo SCANDALOSO RITARDO, che incide sull’impatto carbonico della nostra città e sulle tasche dei cittadini. Possiamo calcolare che l’impianto, lasciato improduttivo da 35 mesi, sia costato circa 54.000 euro (1.800 euro per kW installato x circa 30 kW) di soldi pubblici. Lasciamo ai cittadini di San Ferdinando di Puglia le ulteriori considerazioni in merito a questa assurdità.

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