Siamo tutti come il gatto Leone!
Da alcuni giorni, sui social si leggono dichiarazioni indignate di diversi cittadini italiani (non solo sanferdinandesi) per la triste storia del gatto Leone, ucciso a colpi di petardi da giovani annoiati e sadici la notte di Capodanno. Purtroppo, la discussione, come spesso accade sui social, è andata un pò sopra le righe.
Sembra che ci sia addirittura gente disposta a venire a San Ferdinando di Puglia per manifestare e chiedere giustizia per il povero gatto Leone. C’è anche chi propende per un approccio educativo mirato, affinché simili episodi delinquenziali non si ripetano in futuro. Invito tutti ad una maggior ponderazione quando si affrontano simili problemi sociali.
La chiave, a mio parere, sta nel guardare oltre il problema evidenziato dall’episodio contingente dei quattro (si fa per dire) ragazzini.
“Se ti concentri sul problema non vedrai mai la soluzione. Guarda oltre il problema. Non guardare le quattro dita che hai davanti — diceva il matematico Arthur Mendelson a Patch Adams, nel film interpretato da Robin Williams.
Arthur Mendelson: “Guarda oltre il problema, guarda me! Quante dita vedi?
Patch Adams: “Ne vedo otto”.
Arthur Mendelson: “Sì, sì, otto è una buona risposta. Vedi quello che nessun altro vede. Vedi quello che gli altri scelgono di non vedere. Senza paura, conformismo o pigrizia. Vedi il mondo intero come nuovo, ogni giorno. La verità è che sei sulla strada giusta”. (1)
Quindi, quando pensiamo all’evento dei quattro giovani che uccidono il gatto Leone, cerchiamo di guardare oltre loro per scorgere i quattro adulti, ossia la società adulta che sta dietro questi ragazzi. Una società che uccide, sgozza e tritura, nei mattatoi, milioni di animali per il solo piacere del proprio palato.
Questa società carnivora — irrispettosa della propria salute, di quella del pianeta e, a cascata, anche della salute e della vita di milioni di animali — pretende di giudicare e di educare dei ragazzi accusati di sadismo. E che cos’è il sadismo se non una forma di piacere legato da un filo rosso, intriso di sangue, al piacere del palato dei carnivori?
Una domanda retorica: il gatto Leone, la mucca Leone, il maiale Leone, l’agnello Leone sono esseri senzienti dotati di uguale dignità e destinatari del medesimo rispetto per la loro vita? E allora, se questo è vero, mi aspetto che quanti, in questi giorni, si indignano sui social, evocando punizioni, gogne o più miti provvedimenti educativi, siano quantomeno vegetariani o vegani (come chi scrive).
Quanti, da carnivori, auspicano ipocritamente punizioni esemplari, a norma di legge, si guardino bene dentro lo stomaco, perché non vi siano ancora tracce in digestione di mucche Leone, maiali Leone, polli Leone o agnelli Leone. Perché tutti gli animali si chiamano Leone e soffrono nella stessa misura.
Quanti invocano l’utilizzo di strumenti educativi sappiano che la migliore forma di educazione al rispetto della vita degli animali comincia da ciò che mettiamo a tavola. Se quotidianamente serviamo cadaveri a pranzo e/o a cena stiamo commettendo violenza culturale, una violenza (protetta dalla legalità) che fornisce i parametri giustificativi anche alla violenza diretta (episodica) contro gli animali commessa dai nostri giovani e sadici rampolli.
Note:
Pach Adams clip: https://www.youtube.com/watch?v=Xrlp_npvMvQ