Ad Astra, la scuola stellare di Elon Musk
Chi non vorrebbe una scuola diversa, a misura di bambino e aperta al futuro? Le persone con un minimo di consapevolezza sì, ma finiscono per accettare ineluttabilmente la scuola che c’è, forse perché sono state educate a non osare mai. Quelli che osano sembrano folli, anche a se stessi.
Alla fine di una cena con Ashley Vance, l’autore della sua biografia (*), Elon Musk, una delle personalità più creative e influenti al mondo, fondatore di PayPal, Tesla e SpaceX, gli chiese: “Ma io ti sembro pazzo?” A distanza di anni il biografo comprese che Musk non lo stava chiedendo a lui, ma a se stesso. E forse lo è per davvero, perché il confine che separa il genio creativo dalla follia giace sul filo di un rasoio.
“Solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero”.
È la frase conclusiva che costituisce il motivo conduttore dello spot “Think different” di Apple del 1997 e che calza perfettamente con l’esperienza di vita di Elon Musk.
I genitori che non sanno osare quando le cose a scuola non vanno, chinano il capo, stringono i denti e vanno avanti. Il mondo non cambia e la scuola continua a riprodurre se stessa fedelmente, con tutti i suoi errori. Quelli come Elon Musk, invece, si inventano una scuola. E qualcosa comincia a cambiare.
Musk, che ha avuto un passato scolastico drammatico di bambino bullizzato, fino al punto da subire violenze fisiche che hanno richiesto un delicato intervento al setto nasale, aveva iscritto i suoi figli alla Mirman School di Los Angeles, una scuola d’eccellenza per bambini plusdotati, almeno sulla carta. Ma la scuola ben presto aveva disatteso le sue aspettative. E allora Musk pensò di risolvere creativamente il problema: creò “Ad Astra”, insieme a Joshua Dahn - ex docente presso la Mirman School - la scuola per i suoi 5 figli e per altri bambini, figli dei dipendenti di SpaceX.
Ad Astra, dal latino “Alle stelle”. Un nome che lascia pensare a un progetto ambizioso. La scuola nacque nel 2014 ad Hawthorne, in California, e inizialmente contava 8 studenti, inclusi i figli di Musk, sistemati temporaneamente nella sala conferenze di SpaceX.
Oggi Ad Astra accoglie 40 alunni: i figli di Musk e i figli dei dipendenti di SpaceX, ma pare che intenda accettare studenti di Los Angeles che pensano di voler apprendere seguendo il curriculum di questa scuola ribelle. È previsto anche un pacchetto educativo per homeschooler, fornito dalla scuola per poter studiare a casa seguendo gli stessi orientamenti pedagogici di Ad Astra.
Al momento, della vita dentro la creatura di Musk non si sa molto, avvolta com’è da un alone di segretezza. Dai pochi che hanno potuto accedervi e dalle stesse dichiarazioni del fondatore di Tesla, sappiamo che non ci sono classi. I bambini di 7 anni apprendono insieme ai quattordicenni, secondo uno schema a progetti e nel pieno rispetto dei tempi di ognuno.
Si studiano materie inusuali, come Intelligenza Artificiale, ingegneria e altre come matematica, coding e scienze applicate. Non si studiano le lingue, poiché Musk è convinto che il futuro della comunicazione sarà facilitato dai software traduttori. E comunque, gli alunni hanno la facoltà di escludere materie che non gradiscono.
Le grandi domande a carattere etico-pratico fanno da sfondo. Spesso vengono proposti ai bambini scenari in cui occorre fare delle scelte complesse dal punto di vista etico. Può capitare, ad esempio, che si invitino gli studenti a riflettere su un’azienda che produce beni di consumo inquinando l'ambiente. Quale responsabilità morale attribuirle? E se l’intelligenza artificiale dovesse diventare nemica dell’uomo, cosa si dovrebbe fare? Domande difficili alle quali i bambini sono invitati a dare risposte.
La finalità ultima della scuola di Elon Musk è sostenere lo sviluppo di persone straordinarie, capaci di fare la differenza, curiose, che amano apprendere e sanno come si fa in autonomia, dotate di un forte senso critico e della giustizia, con una spiccata disposizione al problem solving creativo.
Pensando alla condizione in cui versa la scuola italiana, cosa ha da insegnarci di nuovo il progetto educativo e formativo di Elon Musk? Non molto in teoria. L’idea di persona che muove Ad Astra non è molto diversa da quella contenuta nelle nostre Indicazioni ministeriali. Ma questo solo in teoria. Ciò che la differenzia profondamente dalla scuola italiana non è ravvisabile nella teoria, quanto nella pratica educativa. Ciò che distingue uomini come Musk dal resto del mondo, che si adagia sul comodo sofà della propria grigia esistenza, è l’azione. Chi non agisce viaggia, privo di consapevolezza, col pilota automatico e ripete per inerzia sempre gli stessi schemi consolidati, ma logori e spesso non rispondenti alle istanze del presente e del futuro. Chi viaggia col pilota automatico rimuove sistematicamente dalla propria esistenza ogni elemento di novità che possa turbare il proprio equilibrio statico e causare condizioni di stress. La sfida che “Ad Astra” lancia alla scuola italiana è quella di vivere con consapevolezza. Chi non vuole prendersi il disturbo di cambiare accampa mille scuse: è colpa del sistema, dei soldi, dei mezzi, delle strutture.
E invece cambiare si può. Anche solo modificare la disposizione dei banchi è un cambiamento non da poco. Se come insegnante ruoto i banchi a due a due e creo le condizioni per lavorare in gruppi e magari unisco la mia cattedra a uno dei gruppi, per poi renderla mobile e spostarla di gruppo in gruppo, le cose sono già cambiate! La prospettiva, il setting sono totalmente diversi per me e per chi apprende. Questo ambiente nuovo a costo zero ha mentalmente già abbandonato lo schema della lezione frontale. Il cambiamento è già avvenuto. Non avremo una scuola stellare ma avremo gettato i semi di una trasformazione che non può più attendere.
Note
(1) Ashley Vance, Elon Musk - Tesla, SpaceX e la sfida per un futuro fantastico, Hoepli, Milano, 2017, pp. 371.