La scuola del regresso secondo Ernesto Galli della Loggia
Nel leggere sul Corriere della Sera l’editoriale di Ernesto Galli della Loggia, del 5 giugno scorso, dal titolo “Cattedre più alte per i prof”, sono rimasto basito dinnanzi ad una serie di sconcertanti insulsaggini su come la scuola italiana dovrebbe risolvere i suoi problemi.
Nella lettera aperta al neo ministro dell’Istruzione, l’editorialista nei primi due punti del suo decalogo per cambiare la scuola propone di REINTRODURRE LA PREDELLA, per sollevare di alcuni centimetri la cattedra dell’insegnante, con l’intento di evidenziare l’asimmetria gerarchica tra il docente e il discente.
Il secondo punto è una conseguenza del primo: reintrodurre nelle classi di ogni ordine e grado l’obbligo di alzarsi in piedi all’entrata dei docenti.
Bastano solo questi due punti per qualificare il livello di conoscenza e competenza pedagogica di Ernesto Galli della Loggia. Questa persona sembra non avere la più pallida idea dell’evoluzione del pensiero pedagogico dell’ultimo secolo. Ignora cosa sia oggi la scuola italiana e quali norme la governino. E soprattutto, con il suo testo reazionario, da nostalgico della scuola che fu, dimostra un rifiuto ad oltranza del cambiamento, delle inevitabili innovazioni che la scuola italiana dovrà necessariamente realizzare per uscire dalle secche del presente e incamminarsi verso il futuro.
Di fronte ad una scuola che già accusa drammatici ritardi rispetto ai sistemi scolastici del Nord Europa, si confondono le acque evocando stili educativi legati ad una mentalità fascista, mai del tutto doma in Italia.
Diciamolo senza giri di parole: una scuola con la cattedra sulla predella e obbligo per gli studenti di alzarsi in piedi davanti ad ogni docente evoca un’idea di scuola fascista.
Chiediamoci, per un attimo, quante possibilità ci siano che un professore universitario svedese, finlandese, danese, norvegese possa scrivere simili corbellerie sulla stampa mainstream del proprio Paese. La risposta è zero. Ovvero, esistono zero possibilità che, in una nazione con un sistema educativo avanzato, si possa voler ritornare al passato in modo così anacronistico. L’editoriale di Galli della Loggia mette impietosamente a nudo uno dei mali tipici dell’Italia: in un Paese con una scuola storicamente arretrata si invoca il regresso spacciandolo per un’idea brillante.
Consigliamo al professor Galli della Loggia un tour di istruzione nelle scuole d’avanguardia dei paesi del Nord Europa. Potrebbe cominciare recandosi in Olanda alla Steve Jobs School, per poi visitare la Vittra School di Stoccolma, e ancora il liceo del distretto Ørestad di Copenhagen. Dulcis in fundo, una visita all’IISS Majorana di Brindisi.
In queste realtà il professor Galli della Loggia farebbe esperienza delle scuole che costruiscono oggi le società libere, aperte, creative e partecipative che vogliamo. Qui i docenti non sono alle prese con predella, lezione frontale, banchi, lavagne, gesso, cancellini e campanelle. Qui non ci sono classi, né aule, né pareti, né campanelle, né orari rigidi, né alunni che scattano in piedi all’ingresso del docente, spesso senza alcuna autorevolezza, ma con la sola autorità imposta dai regolamenti scolastici. In queste scuole l’architettura è stata radicalmente ripensata per creare un ambiente di apprendimento moderno, di una qualità conforme ad una nuova impostazione pedagogica fondata sui bisogni naturali di bambini e ragazzi. L'approccio all’apprendimento, individuale o di gruppo, è giocoso e i ragazzi sono lasciati liberi di muoversi e di esprimere la loro naturale creatività tra tavoli tondeggianti e morbidi cuscini colorati.
L’obiettivo è favorire la formazione di adulti e cittadini del futuro dotati di spirito critico, creatività, competenza, flessibilità, capacità di cooperazione e apertura mentale.
La cattedra sulla predella voluta da Galli della Loggia è la quintessenza della lezione frontale del passato.
Il mondo della scuola, invece, cerca di avviarsi verso il superamento di questa anacronistica metodologia didattica e sta inaugurando un diverso approccio al sapere, un modo alternativo di intendere la scuola e le lezioni, che stabilisca un nuovo rapporto tra insegnanti e allievi, nel quale il docente perde la sua connotazione tradizionale di depositario della conoscenza trasmessa verticalmente agli studenti e diviene un coach, un facilitatore dei processi di apprendimento, delle abilità individuali dei ragazzi e delle tecniche di ricerca individuale del sapere. La classica e spesso noiosa lezione frontale del docente alla classe viene ribaltata con un metodo di studio più attivo, flessibile e coinvolgente, basato sulla ricerca individuale, l’apprendimento autonomo e il lavoro collaborativo.
Il professor Galli della Loggia avrebbe il coraggio di riferire ai dirigenti scolastici danesi, svedesi e olandesi, senza arrossire, le sue proposte per una scuola retrograda, che se ne sta a guardare il mondo attraverso la feritoia del suo fortilizio arrugginito, nel suo rifiuto ostinato del nuovo che la circonda? Non credo.
Lo fa, senza vergogna, sulle pagine del Corriere della Sera, propalando idee vecchie per un Paese di vecchi.