San Ferdinando di Puglia dice sì alle scuole in caserma
È una dura realtà della vita del cittadino sanferdinadese: nel realizzare una qualsiasi iniziativa, da quelle più progressiste ed ecologiste a quelle di stampo più reazionario, nella nostra città si arriva sempre ultimi.
È un dato di fatto incontestabile. Di recente sul web ci siamo imbattuti nelle foto riguardanti un’uscita didattica di una scuola sanferdinadesenientedimeno che in una caserma militare. Gli insigni pedagogisti nostrani (in questo caso il sarcasmo è d’obbligo) hanno avuto la geniale idea di contribuire a violare le giovani coscienze dei loro alunni, già rotte ad ogni forma di violenza o di lerciume morale, anche alla violenza diretta istituzionale, la violenza militare. Nelle foto compaiono dirigenti scolastici sorridenti che stringono la mano al responsabile della caserma, fieri di aver condotto i propri rampolli in caserma, tra carri armati, mortai, elmetti, mimetiche, cannoni e veicoli blindati. Fa ancor più specie constatare che a compiere simili atti di irresponsabilità educativa siano “atei devoti”, ciechi e sordi ai continui appelli antimilitaristi di Papa Francesco, al netto delle sue clamorose gaffes su pugni e sculacciate. Dirigenti che ignorano, o peggio sono del tutto indifferenti ai numerosi appelli, petizioni e sottoscrizioni contro le visite scolastiche alle caserme militari. Nel mese di marzo del 2011 Uomoplanetario.org ha promosso una petizione contro queste ritualità guerrafondaie. Una petizione scaturita dalla profonda indignazione di genitori e docenti delle scuole di Pisa.
In un articolo dal titolo “La scuola, la caserma e la macina al collo” scrissi:
«Da tre anni, il 27 aprile, per iniziativa del comune di Pisa, accade che una scuola-istituzione, che continua a dimostrarsi, per certi aspetti, una “caserma prussiana”, incapace di mettersi in discussione e cambiare, sposti fisicamente 1500 bambini delle scuole dell’infanzia, primarie e medie, in orario scolastico e senza offrire alcuna alternativa alle famiglie diversamente pensanti, dalla “scuola-caserma” alla “caserma Gamerra” della Brigata Folgore, in nome dell’educazione alla pace e alla solidarietà.
Il grande pedagogista Célestin Freinet, quando affermava che una scuola rispondente ai veri bisogni dei bambini doveva uscire fuori dall’aula per approfondire dal vivo le arti e i mestieri del falegname, del panettiere, del fabbro, del tessitore e dell’ortolano, mai avrebbe pensato di far approfondire ai bambini il “mestiere” del soldato. In quest’ottica la visita dei bambini alla caserma militare è una assurdità pedagogica.
Per un’intera giornata, nella caserma della Brigata Folgore, i bambini sono esposti alla violenza culturale che esalta le virtù del militarismo e indottrinati con l’apologia delle forze armate, la retorica delle “missioni di pace” e della solidarietà dei militari.
I loro occhi innocenti vedono ciò che alla loro giovane età non si dovrebbe vedere: mezzi militari, armamenti e soldati addestrati a uccidere, professionisti della guerra, le cui logiche sono benedette con sacrilega solennità dalle autorità della chiesa cattolica.
Nelle mani dei bambini vengono posti, come in un macabro gioco, moderni fucili, sofisticati strumenti di morte, sotto gli occhi dei loro insegnanti.
Senza spirito critico, senza alcuna riflessione, il modello machista e militaresco è promosso e venduto alle giovani coscienze con la modalità accattivante dello spettacolo, dell’avventura e del gioco, per formare in loro lo spirito guerresco e così modellare adulti del futuro cinici, asserviti al potere e indifferenti.
Qual è la sostanza di questa iniziativa? Quale “grande lezione” e quale cultura di pace trasmette la scuola alle giovani generazioni organizzando una visita in caserma?
Nelle visite guidate a questi “santuari” della violenza armata viene spiegato ai bambini il significato della guerra e della sua follia intrinseca, lo scandalo delle spese militari e le sue ripercussioni sulla povertà mondiale? [..]
Si riflette sul senso dell’articolo 11 della nostra Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, che è stato svuotato di senso dal Nuovo Modello di Difesa dell’Italia? […]
Considero questa iniziativa di stampo fascista un errore politico e un crimine educativo da non ripetere perché offende i bambini ed è un grave motivo di scandalo per le persone più sensibili della comunità pisana e nazionale.
Credo, comunque, che da questo evento possa nascere una speranza per il mondo della pace. Una speranza di un mondo, di una nazione e di una città migliori che riposa non nel silenzio complice dei dirigenti scolastici e degli insegnanti che hanno accompagnato i bambini in caserma senza sollevare obiezioni, ma in quei coraggiosi cittadini pisani, eroi della quotidianità, che hanno avuto il merito di aver denunciato questo grave problema educativo e morale, come anche nei volti e nei cuori di quei genitori, ogni anno più numerosi, che hanno detto “no” alla visita in caserma e per quel giorno hanno tenuto a casa i propri bambini.
I loro gesti di ferma denuncia e pacata disobbedienza avvicinano di un passo la profezia di Isaia: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra”. (Isaia 2,4)
A tutti loro va il mio plauso, la mia stima e la mia vicinanza fraterna».
In Italia, dal 2011 ad oggi, le petizioni di protesta si sono moltiplicate, soprattutto ad opera di genitori scossi e preoccupati.
Uomoplanetario, sito ecologista e pacifista, invita docenti, alunni e genitori a boicottare le future uscite didattiche nelle caserme dicendo “No alle scuole in caserma”.
Firma la petizione!