Montessori talents
Matteo Della Torre, Mariella Dipaola
Il 90% dei possessori di un personal computer utilizza un sistema operativo Microsoft, il colosso informatico di Redmond fondato nel 1975 da Bill Gates.
Il 90% degli europei e degli americani che effettua ricerche su internet lo fa utilizzando il motore di ricerca di Google, gigante del web multimilionario fondato nel 1997 da Larry Page e Sergey Brin.
Chi intende fare acquisti online, nel 20% dei casi, conclude l’ordine affidandosi alla superpotenza mondiale dell’e-commerce Amazon, creata nel 1995 da Jeff Bezos. Quando ci si collega sul web ad una piattaforma sociale si utilizza Facebook, il social network per antonomasia, nato nel 2004 dalla mente creativa di Mark Zuckerberg. La navigazione web alla ricerca di contenuti da approfondire conduce immancabilmente a Wikipedia, la più grande enciclopedia telematica, aperta e cooperativa, ideata nel 2001 da Jimmy Wales. Per una pausa ludica rilassante e priva di violenza, c’è Sim City, il gioco gestionale, sviluppato nel 1989 da Will Wright, con il quale è possibile simulare in modo intelligente la propria idea di città.
Qual è l’elemento che accomuna personaggi ricchi, potenti e famosi del calibro di Bill Gates, Larry Page, Sergey Brin, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, Jimmy Wales e Will Wright?
Nell’aprile 2011, sulle pagine del Wall Street Journal, Peter Sims, nell’articolo “The Montessori Mafia” (1), accosta per la prima volta queste menti brillanti al nome della ricercatrice e medico psichiatra italiana Maria Montessori (1870-1952), al suo metodo e alle scuole da lei fondate.
Mentre nel mondo il metodo montessoriano (che d'ora in poi chiameremo il metodo) è molto apprezzato e diffuso, in Italia la Montessori è dai più tristemente conosciuta per il suo volto stampato sulle vecchie mille lire. Mentre sul territorio italiano si contano solo 117 scuole montessoriane, gli Stati Uniti ne hanno aperte più di 5000, la Germania 1140 e l’Inghilterra 800. Perché le scuole montessoriane sono diffuse nel mondo e nella patria nativa della fondatrice no?
Validità scientifica del metodo
Antitetico all’approccio della banking education, secondo cui l’educazione è il mezzo attraverso il quale riempire di sapere i bambini come fossero bicchieri vuoti, il metodo è stato validato scientificamente da più studi. Uno, in particolare, fu condotto a Milwaukee, nello stato del Wisconsin, da Angeline Lillard e il suo gruppo di ricerca e pubblicato da Science, una prestigiosa rivista scientifica americana. Si tratta di uno studio comparativo tra alunni montessoriani e alunni di scuole tradizionali. Lo studio ha dimostrato che i bambini che frequentavano scuole montessoriane ottenevano punteggi più alti nei test standardizzati di matematica e letteratura, oltre a possedere competenze sociali più sviluppate. (2)
Libertà di imparare
Il quid in più del metodo risiede nella volontà di centrare l’educazione sulla libertà di imparare, in un ambiente adeguatamente strutturato, sulla collaborazione, sulla scoperta e sulla possibilità di autodeterminazione di chi apprende. Il tutto sorretto da un sentimento di grande fiducia nel bambino e nella sua innata bontà, quella stessa fiducia nell’essere umano che animava il pensiero e la prassi del Mahatma Gandhi. Secondo la Montessori, il bambino ha già dentro di sé tutto quanto gli necessita per apprendere.
Ne viene fuori una metodologia didattica che suscita personalità curiose, creative, intraprendenti e caratterizzate da una forte capacità di adattamento e senso critico. (3) Un metodo, di matrice costruttivista (4), che ricorda in qualche modo il problem posing di Paulo Freire, una modalità d’apprendere saldamente ancorata alla capacità di pensiero critico, quale mezzo di liberazione.
Oggi, il mondo del lavoro richiede sempre più persone con una spiccata capacità di critica, problem solving, spirito collaborativo, flessibili alle mutevoli condizioni dei mercati e del mondo del lavoro e con propensione ad accettare le sfide che un mondo in rapida evoluzione richiede in ogni settore lavorativo.
Gli insegnanti montessoriani non educano all'osservanza cieca delle regole, ma offrono un ambiente che stimoli l'auto-motivazione e la volontà di “imparare a fare da soli”, attraverso l’insegnamento auto-diretto. Per i montessoriani l'insegnamento parte dalla pratica, alla quale segue la teoria. Un’idea che entra in perfetta sintonia con la pedagogia gandhiana, che ha fatto del lavoro manuale il suo fulcro. (5) Gandhi si spinse anche oltre questa visione del “fare” e affermò che quello che non è vero nella pratica non lo è neanche nella teoria.
"Libera il potenziale di un bambino e gli metterai a disposizione il mondo". Questa potrebbe rappresentare in nuce l’essenza dell’approccio educativo della Montessori.
Un metodo intrinsecamente antifascista
La logica di liberare il potenziale inespresso del bambino si sposò magnificamente con l'american dream e la mentalità ottimistica del popolo a stelle e strisce. Mentre in Italia la Montessori non ebbe seguito per ragioni geometricamente opposte, perché l'idea fascista di progresso e di ordine sociale cozzava contro i principi di libertà e di autodeterminazione del pensiero montessoriano.
Nell'ideologia totalitaria fascista la disciplina viene imposta dall'alto. Al contrario, nel pensiero montessoriano la disciplina scaturisce dalla libertà. Per la Montessori i bambini liberi sono “conquistatori di se stessi”, “creature controllate” che “si sono liberate del controllo degli altri”. (6) E’ probabile che ancora oggi la libertà spaventi gli italiani. Come affermato da un’insegnante di scuola primaria, “gli italiani capiscono solo i metodi fascisti”.
Quel che c’è da indagare è quanta mentalità fascista alligni ancora nelle attuali scuole italiane, quanto resta ancora in Italia della "scuola tempio-caserma" (7), quella ancorata, per esigenze di regime, al conformismo, all'uniformità, all'esecutività, alla competitività, quella tesa a sfornare sudditi obbedienti. Ora che di fatto il regime non esiste più la domanda è: quanto "culto dei condottieri” resta ancora nel Dna della scuola italiana?
Dalla libertà delle scuole Montessori nasce non solo la disciplina ma anche la creatività, la quale non può darsi senza libertà di pensiero, d’espressione e d’azione. E’ questa possibilità data ai bambini che li renderà adulti intraprendenti. Solo adulti che hanno appreso attraverso “la gioia della scoperta” possono osare il nuovo. Lo sviluppatore Will Wright ne è più che convinto e afferma di aver “concepito Sim City partendo dai principi del metodo Montessori”.
L’intraprendenza, dunque, nasce dalla libertà, la quale, a sua volta, è generata dalla possibilità di essere indipendenti. Ecco perché il fondamento delle scuole montessoriane è l’autonomia. “Chi è servito - affermava la Montessori - è leso nella sua indipendenza” (8).
Il giusto ambiente per apprendere
Chi entra in un ambiente di apprendimento montessoriano si accorge subito di essere di fronte a qualcosa di non convenzionale, che non è abituato a vedere.
Ambienti accoglienti, dove infilare le ciabattine, senza uniforme, dove sentirsi liberi di apprendere in autonomia, dove l’insegnante guarda i bambini con premura, interviene in punta di piedi, se necessario, ritagliandosi un ruolo non centrale nella classe.
Laboratori simili a botteghe di artigiani, dove progettare e costruire. Le classi, molto luminose, dotate di enormi finestre, ricordano un ambiente domestico, un laboratorio o un fablab, con mobili di legno chiaro, grandi tavoli, piante, fiori, libri e tutto il materiale utile a stimolare e assecondare la naturale curiosità del bambino.
In questi spazi, a differenza delle scuole tradizionali, nelle quali l’immobilità è un bene e il movimento un male (9), i bambini possono muoversi liberamente per la classe, persino sdraiarsi per terra.
I materiali sono raggruppati in grandi aree: scientifico-naturalistica, informatica, matematico-geometrica, pittorico-espressiva, musicale, ecc.
Le mense non hanno bicchieri e piatti di plastica. Qui i bambini si nutrono in modo sano, dopo aver apparecchiato i tavoli con cura e senso estetico.
Da questi ambienti ricchi di stimoli i bambini escono per esplorare il mondo esterno il più spesso possibile.
Gli alunni sono suddivisi in tre ampie fasce d’età: gli asili nido, da 0 a 3 anni, le Case dei bambini, da 3 a 6 anni, la scuola primaria da 6 a 12 anni, e la scuola superiore da 12 a 18 anni.
La distribuzione secondo lo schema della pluriclasse consente ai bambini più grandi di diventare spontaneamente mentori dei più piccoli. In questo modo, l’insegnante dà un’informazione che viene messa in circolo e non è costretta a fare una noiosissima lezione frontale, in cui dare la stessa informazione contemporaneamente a tanti bambini. L’insegnante lavora individualmente o in piccoli gruppi attraverso lezioni molto brevi. Un bambino piccolo che siede accanto ad uno più grande amplierà le sue conoscenze e comprenderà da subito a cosa lo condurrà lo studio che sta facendo in quel momento.
Le scuole tradizionali danno premi per indurre i bambini ad apprendere, mentre le scuole montessoriane non danno voti ai bambini. Niente voti, né compiti. Ogni materiale utilizzato dal bambino è strutturato in modo tale da consentirgli di correggersi autonomamente. L'autocorrezione rende le persone attive, sicure di sé, libere, mentre la correzione operata dall'esterno impigrisce, rende insicuri dei propri mezzi e crea le precondizioni per lo sviluppo di personalità sottomesse.
Concepito per educare bambini con particolari difficoltà, il metodo fu successivamente ritenuto valido per ogni bambino.
La Montessori era fermamente convinta che molte problematiche legate alle disabilità potessero essere risolte in chiave educativa, piuttosto che medica. In un momento in cui il numero esponenziale di crescita di diagnosi lascia pensare a false positività e difficoltà legate al mondo della scuola e ai metodi di insegnamento, il pensiero della Montessori risulta di grande attualità.
I bambini con disabilità, di cui la Montessori si prese cura per due anni, conseguendo ottimi risultati confermati dagli esami cui vennero sottoposti dalle scuole statali, la indussero a chiedersi cosa vi fosse di sbagliato nel metodo scolastico tradizionale.
Il suo metodo, come si può evincere dai suoi scritti, non ha lo scopo di istruire, ma di educare. E’ fondamentale distinguere lo scopo formativo da quello educativo. Chi istruisce “mette dentro”, mentre chi educa espone alla bellezza e “aiuta a tirare fuori”.
Molti insegnanti allievi della Montessori hanno provato a sintetizzare in tre verbi la sua filosofia educativa: amare, conoscere, rispettare. Chi non ama non può educare. Ma l’amore non basta, occorre la conoscenza. Solo amando si può sbagliare, allora occorre conoscere per essere distaccati. Per equilibrare questi due estremi, che possono racchiudere in sé un eccesso di calore o, al contrario, un eccesso di freddezza è necessario il rispetto, che è “saper aspettare” i tempi del bambino per non ostacolare la sua crescita.
Alla luce di quanto riportato in questa sintesi, suona quantomeno eccentrica un’affermazione di Massimo Gramellini, vicedirettore del quotidiano la Stampa, il quale in un articolo del 6 luglio 2016 dal titolo “Lo stupido che sei”, sostiene che la nostra sia “un’epoca di genitori fin troppo montessoriani”. Questa considerazione è riferita ad un episodio singolare accaduto in Puglia, a Cerignola, e fatto girare in rete attraverso un video. Nelle immagini un bambino tra la folla afferma, senza mostrare vergogna, di essere stato bocciato. Il primo cittadino lo aggredisce verbalmente con epiteti da trivio, dichiarando successivamente di averlo fatto a fin di bene. Ed ecco la chiosa di Gramellini: “è fuori discussione che qualcuno deve dirgliele, in quest’epoca di genitori fin troppo montessoriani, a costo di ferire la sua sensibilità”. Questa considerazione del giornalista dimostra una totale mancanza di conoscenza dei fondamenti della pedagogia montessoriana. Come già scritto, in Italia la pedagogia della Montessori paradossalmente non è mai stata apprezzata come meriterebbe ed è praticata pochissimo, perché i suoi principi entrarono in stridente contrasto con l'autoritarismo fascista. Oggi le idee di una straordinaria pedagogista italiana non decollano ancora nel suo Paese. Forse perché siamo ancora troppo intrisi di fascismo, quasi si sia incollato al nostro DNA. I bambini montessoriani non vengono bocciati. Le indagini statistiche dicono che sono sempre i migliori. Sarebbe straordinario se si utilizzassero realmente i metodi montessoriani. Il vero apprendimento nasce dalla libertà, non dalle ramanzine sboccate di uno stucchevole paternalismo.
Note
(1) Peter Sims, “The Montessori Mafia”, The Wall Street Journal, 5 aprile 2011, (http://blogs.wsj.com/ideas-market/2011/04/05/the-montessori-mafia)
(2) (http://www.montessori-science.org/Science_Evaluating_Montessori_Education_Lillard.pdf
29 SEPTEMBER 2006 VOL 313 SCIENCE www.sciencemag.org Published by AAAS)
(3) “Nella maggior parte delle scuole ufficiali dirette dallo stato, ciò che importa è che il programma sia svolto. Se lo spirito dei giovani universitari è colpito dalle deficienze sociali e dalle questioni politiche che agitano appassionanti verità, la parola d’ordine è che il giovane non si deve occupare di politica, ma che deve attendere agli studi fino a che non li abbia portati a termine. Accade così che il giovane, uscito dall’università, avrà un’intelligenza tanto limitata e sacrificata da non essere capace di individuare e valutare i problemi dell’epoca in cui vive. […] La scuola è un mondo a sé, chiuso ai problemi sociali.” Maria Montessori, La mente del bambino, Garzanti, Milano, 1991, pp. 9-10.
(4) Il costruttivismo è una corrente filosofica che considera la conoscenza come costruzione autonoma fondata sull’esperienza personale.
(5) Gandhi e Maria Montessori ebbero modo di in contrarsi più volte a Roma, Londra e in India. Nel suo soggiorno in India, Maria Montessori fu molto vicina alla Società teosofica, della quale faceva parte anche Gandhi, e allo stesso movimento gandhiano.
(6) Maria Montessori, Educare alla libertà, Mondadori, Milano, 2008, p. 66.
(7) Giuseppe Russillo, Il primato dell’educazione, Palomar, 1993, Bari, p. 73.
(8) Maria Montessori, Educare alla libertà, Mondadori, Milano, 2008, p. 32.
(9) “Il compito dell’educatrice sta nell’impedire che il fanciullo confonda il bene con l’immobilità e il male con l’attività”. Maria Montessori, Educare alla libertà, Mondadori, Milano, 2008, p. 28.