Il diseducativo Carnevale di plastica alla sanferdinandese



















Tra centinaia di iniziative possibili, figlie del terzo millennio — il cui limite è rappresentato solo dalla creatività e dalla fantasia della mente umana — non si è saputo fare di meglio che riesumare il cadavere del Carnevale sanferdinandese, selezionato dalla storia paesana per l’estinzione. Infatti, da molti anni non se ne aveva più notizia, e non se ne sentiva la mancanza. Ed era un bene, per l’ambiente!
Per le persone consapevoli che sperano ancora, contro ogni evidenza, in un colpo di reni e in un salto di qualità del paesello, questa riesumazione di cadavere è dolorosa come un’elettrocuzione.
In una comunità che è notoriamente conosciuta per il patologico abbandono di rifiuti nelle periferie urbane, cosa c’era di più diseducativo per i bambini e i ragazzi che organizzare un Carnevale di plastica e rifiuti di quattro giorni, che ha trasformato le piazze e le strade in un’esposizione della maleducazione a cielo aperto?
Per soffrire di meno e come “barbara rappresaglia ecologista”, nei quattro giorni del Carnevale, siamo andati per le strade e le piazze a raccogliere i rifiuti plastici disseminati abbondantemente, riempiendo molte buste (vedi foto).
In una città che ha elevato l’abbandono dei rifiuti a sport, non c’era di meglio che educare una nuova generazione di incivili alla nobile arte del “getto tutto dove capita”?
A San Ferdinando, quando si tratta di inquinare esageriamo. Per questo è stata pensata una carnevalata di quattro giorni, contro una sola mattinata di festa carnascialesca a Trinitapoli. Un rapporto di quattro a uno che, guarda caso, rispecchia perfettamente la quantità di immondizia abbandonata nelle periferie delle due città. Una coincidenza? No. È un fatto osservabile da chiunque sia disposto a vedere.
E la scuola? È possibile che gli insegnanti non riescano a vedere la portata diseducativa di manifestazioni così inquinanti e vi aderiscano, invece, non solo acriticamente, ma con entusiasmo?
È possibile che nel 2025 gli organizzatori non sappiano ancora ideare un Carnevale alternativo e Plastic Free (a Plastica Zero)? Nell’era dell’intelligenza artificiale questa situazione non è più tollerabile.
Se gli organizzatori avessero chiesto all’intelligenza artificiale come fare per ideare un Carnevale alternativo e Plastic Free, avrebbero scoperto che ci sono decine di modi per farlo e altrettante tecniche per divertirsi senza lordare di plastica il pianeta.
Avrebbero scoperto che ci sono svariati modi per mettere le contrade (Pesca, Uva e Carciofo) in sana competizione tra loro, senza trasformare il Carnevale in una gara a chi gonfia più palloncini, per addobbare di plastica colorata usa e getta l’esterno delle case. Avrebbero scoperto che ci sono alternative ai coriandoli commerciali imbustati nella plastica.
Avrebbero scoperto, ancora, che le stelle filanti, vendute in bombolette spray, sono composte da polietilene, una sostanza plastica che, dispersa nell’ambiente, permane per centinaia di anni e inevitabilmente, prima o poi, finisce in mare e negli oceani, dove gli animali marini possono ingerirla e ritrovarcela poi, come un boomerang, nel pesce che mangiamo.
Ma per fare questo, occorreva una mente organizzativa focalizzata sui problemi del presente di San Ferdinando di Puglia e con un sguardo rivolto al futuro.
Ma non è stato così e uno slogan lo conferma: “Non esiste futuro se non si viaggia nel passato”. Lo ha detto lo speaker del Carnevale alla sanferdinandese, nell’area mercatale. Meraviglioso! Finalmente una giustificazione per restare immobili nel tempo, cullandoci nell’illusione che conservare polverosi frammenti di ieri sia il segreto per costruire il domani.
L’alternativa al Carnevale plastico alla sanferdinandese è una questione che ha a che fare con l’etica.
Vogliamo contribuire, anche con le manifestazioni che organizziamo, al benessere del nostro pianeta, oppure non ce ne frega niente?
A San Ferdinando di Puglia gli organizzatori hanno scelto di salvare nostalgicamente il passato, proteggendolo come un panda in via d’estinzione, e riuscendo persino a peggiorarlo con grandi dosi di plastica usa e getta disperse nell’ambiente.
Un colpo di reni e un salto di qualità del paesello che io sto attendendo come Vladimir in “Aspettando Godot”.