“Pensa globalmente, agisci localmente”, in salsa sanferdinandese!
Nella cittadina in cui vivo, San Ferdinando di Puglia, può accadere di tutto. Può accadere — e di fatto è successo — che alcuni candidati alle prossime elezioni amministrative abbiano citato un celebre mantra del movimento ambientalista e dello sviluppo sostenibile, “Pensa globalmente, agisci localmente”, piegandolo agli interessi di fazione e distorcendolo pro domo sua.
Ne viene fuori una versione light, in salsa sanferdinandese.
Chi, come me, è ecologista da sempre, nel leggere certe acrobazie semantiche si sente obbligato a intervenire per ripristinare un po’ di verità e di senso.
“Pensa globalmente, agisci localmente” evoca immagini di api, orsi polari e foreste da salvare, di pannelli solari e piste ciclabili, non liste civiche e tatticismi elettorali. È un’espressione profondamente legata all’ecologismo, con occasionali sconfinamenti nell’educazione e nell’urbanistica.
L’hanno adottata Greenpeace, il WWF e molte altre ONG, per sottolineare l’importanza dell’azione locale nella lotta contro il cambiamento climatico e la distruzione ambientale.
L’ha coniata David Brower, negli anni ’70, come slogan per Friends of the Earth, e da allora è diventata il simbolo di come individui e comunità possano contribuire a risolvere sfide globali.
È stata utilizzata nelle conferenze dell’ONU e in documenti strategici di sviluppo urbano ed ecologico, come l’Agenda 21 del Summit della Terra di Rio de Janeiro (1992) e persino leader mondiali come Al Gore e Barack Obama.
Poi è arrivata a San Ferdinando di Puglia dove, invece, è stata svilita e ridotta a un banale appello per l’unità della sinistra locale, in vista delle elezioni amministrative: uniamoci o perderemo! Un po’ come se “Save the planet” diventasse “Salviamo la lista civica dalla débâcle”. La sinistra locale deve restare compatta, altrimenti — tenetevi forte — si perde!
In questa logica “tutto fa brodo”, ogni concetto può essere snaturato e piegato alle esigenze elettorali del momento. E se proprio non fa brodo, lo si fa bollire finché non diventa una pappetta disgustosa, adatta ad ogni circostanza.
Così, un’espressione nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle grandi sfide globali viene ridotta a un’esortazione a guardare cosa è successo altrove, quando la sinistra si è presentata divisa.
Ora, capisco che la fantasia linguistica sia un’arte nobile, ma c’è un limite a tutto.
Questa banalizzazione risulta ancora più stridente se la si inserisce nel contesto politico locale degli ultimi otto anni.
Invito, quindi, la sinistra locale a usare con maggiore attenzione e rispetto frasi così cariche di significato. Perché la superficialità con cui si scelgono le parole è spesso anticipatrice della superficialità con cui si governerà la città.
E di amministrazioni leggere (nel senso di inconsistenti), sinceramente, ne abbiamo già viste abbastanza.