La crisi del consorzio FG4 e l’isola di Pasqua
SOLUZIONI POSSIBILI - I comuni di Ponte nelle Alpi (8 mila abitanti) e di Capannoni (46 mila abitanti) hanno attivato la raccolta differenziata porta a porta nel 2007 e nel 2005. Oggi realizzano percentuali record di raccolta differenziata (92% e 86,66%).
Questi comuni hanno considerato i rifiuti non un problema o un costo, ma una risorsa da cui trarre profitto. Questi due comuni - ma potrei citarne molti altri, come ad es. il Comune di Sassano (94,6%) - non hanno riempito per decenni ed esaurito ben 5 lotti della discarica consortile di rifiuti indifferenziati. Questi comuni non hanno costretto il loro Consorzio a conferire i rifiuti indifferenziati a casa del diavolo, al “modico” costo di 220 euro alla tonnellata. Questi comuni hanno abbattuto la produzione di rifiuto indifferenziato dei loro cittadini passando da 348 kg pro capite/anno a 29 kg pro capite/anno. Ponte nelle Alpi, ad esempio, nel 2007 spendeva per il conferimento in discarica del residuo secco indifferenziato 475 mila euro, mentre oggi ne spende 40 mila. L’incidenza del costo dello smaltimento rispetto al costo del servizio è del 4,8%.
Il Comune di Capannori, otto anni fa, ha adottato la Strategia Rifiuti Zero, con l’obiettivo ambizioso di raggiungere Zero Rifiuti conferiti in discarica entro il 2020. Per fare questo nulla è stato lasciato al caso, ma tutto è stato programmato nel minimi dettagli. Non hanno solo organizzato un’efficiente raccolta porta a porta dei rifiuti, ma hanno cercato di ridurre i rifiuti alla fonte con le seguenti iniziative: acquisti Verdi della Pubblica Amministrazione, case dell’acqua, latte alla spina, acqua di rubinetto nelle mense scolastiche, centro del riuso, detersivi alla spina, ecosagre, set di pannolini riutilizzabili donati alle famiglie con figli, assorbenti ecologici, mercatino di scambio e riuso, via la plastica da tutte le mense, compostiera pubblica, gomme da masticare biodegradabili, borse della spesa in tela, ecovaschetta a zero spreco, ecc.
RIMEDI IGNORATI - Come si può vedere, questi due comuni virtuosi segnano la cifra del nostro ritardo ultradecennale in tema di corretta gestione dei rifiuti solidi urbani. Da noi, negli ultimi vent’anni, il problema dei rifiuti è stato discaricato. L’inerzia ha prevalso. Per decenni San Ferdinando di Puglia ha avuto percentuali di raccolta differenziata da brivido (11-13%). Per decenni siamo andati avanti conferendo l’89% dei rifiuti in discarica e abbiamo contribuito a riempire quei cinque lotti che oggi sono esauriti. Abbiamo vissuto spensieratamente come sull’isola di Pasqua, accumulando gravi ritardi, sino a determinare il collasso del sistema. Abbiamo aspettato che la nave affondasse, senza fare nulla per evitare il disastro. Ora ne paghiamo le conseguenze. Chi analizza l’attuale dissesto economico della SIA e l’emergenza rifiuti che oggi stiamo affrontando senza considerare il modo scriteriato con il quale abbiamo gestito per decenni il ciclo dei rifiuti non centra il punto.
Ho ascoltato le dichiarazioni del Sindaco di Cerignola Franco Metta, del suo predecessore Antonio Giannatempo e dei tre sindaci dei comuni della BAT, che si sono prodotti in un cerchio, quasi ipnotico, di reciproche accuse e personali autoassoluzioni. Le loro dichiarazioni mi hanno colpito in negativo. I sindaci sembrano essere prigionieri di un perenne presente, preoccupati solo che nei loro comuni vi sia una raccolta dei rifiuti e uno spazzamento delle strade al costo più basso possibile. Nessuna ammissione di responsabilità per gli errori e le inerzie accumulate dai loro comuni sul tema dei rifiuti, che hanno portato la SIA sull’orlo del fallimento. Un esempio eclatante è rappresentato dal Comune di Cerignola, che in tema di raccolta differenziata nel 2015 Legambiente classifica tra i comuni “indifferenti”, non riuscendo a raggiungere neanche un misero 10% (9,4%). Troppo facile, però, additare il Sindaco di Cerignola Franco Metta come capro espiatorio per l’attuale crisi del Consorzio Fg4. Più difficile è leggere con onestà la storia delle politiche ambientali disastrose dei 9 comuni del Consorzio realizzate negli ultimi vent’anni, per cercare insieme soluzioni possibili atte a non ripetere gli stessi errori in futuro.
Gli esempi virtuosi dei Comuni di Ponte nelle Alpi e di Capannori ci indicano la direzione da seguire per intraprendere questo percorso. Ma a San Ferdinando di Puglia sarebbe possibile varare una strategia decennale Rifiuti Zero come ha fatto il comune di Capannori? Io credo sì. Ma ad una condizione. A patto di non avere in futuro un Sindaco che nullifichi le scelte strategiche approvate dal suo predecessore.