La scuola, la caserma e la macina al collo

La scuola, la caserma e la macina al collo

Da tre anni, il 27 aprile, per iniziativa del comune di Pisa, accade che una scuola-istituzione, che continua a dimostrarsi, per certi aspetti, una "caserma prussiana", incapace di mettersi in discussione e cambiare, sposta fisicamente 1500 bambini delle scuole dell'infanzia, primarie e medie, in orario scolastico e senza offrire alcuna alternativa alle famiglie diversamente pensanti, dalla "scuola-caserma" alla "caserma Gamerra" della Brigata Folgore, in nome dell'educazione alla pace e alla solidarietà.

Il grande pedagogista Célestin Freinet, quando affermava che una scuola rispondente ai veri bisogni dei bambini doveva uscire fuori dall'aula per approfondire dal vivo le arti e i mestieri del falegname, del panettiere, del fabbro, del tessitore e dell'ortolano, mai avrebbe pensato di far approfondire ai bambini il "mestiere" del soldato. In quest'ottica la visita dei bambini alla caserma militare è una  assurdità pedagogica.

Per un'intera giornata, nella caserma della Brigata Folgore, i bambini sono esposti alla violenza culturale che esalta le virtù del militarismo e indottrinati con l'apologia delle forze armate, la retorica delle "missioni di pace" e della solidarietà dei militari.

I loro occhi innocenti vedono ciò che alla loro giovane età non si dovrebbe vedere: mezzi militari, armamenti e soldati addestrati ad uccidere, professionisti della guerra, le cui logiche sono benedette con sacrilega solennità dalle autorità della chiesa cattolica.

Nelle mani dei bambini vengono posti, come in un macabro gioco, moderni fucili da guerra, sofisticati strumenti di morte, sotto gli occhi dei loro insegnanti.

Senza spirito critico, senza alcuna riflessione il modello machista e militaresco è promosso e venduto alle giovani coscienze con la modalità accattivante dello spettacolo, dell'avventura e del gioco, per formare in loro lo spirito guerresco e così modellare adulti del futuro cinici, asserviti al potere e indifferenti.

Qual'è la sostanza di questa iniziativa? Quale "grande lezione" e quale cultura di pace trasmette la scuola alle giovani generazioni organizzando una visita in caserma?

Nelle visite guidate a questi "santuari" della violenza armata viene spiegato ai bambini il significato della guerra e della sua follia intrinseca, lo scandalo delle spese militari e le sue ripercussioni sulla povertà mondiale?

Si fa capire ai bambini che mentre le truppe Nato in Afghanistan bombardano vigliaccamente con droni teleguidati civili innocenti, seminando distruzione lutti e odio, forieri di nuove violenze ritorsive, di ben altri "bombardamenti" avrebbero bisogno quei paesi poveri  ai quali vogliamo imporre la nostra cultura e la nostra democrazia?

I "bombardamenti" rappresentati dall'istruzione della donna e dei bambini, dalla lotta alla povertà e all'isolamento attraverso la conoscenza e le nuove tecnologie e da una più equa ripartizione delle risorse della Terra.

Si riflette sul senso dell'articolo 11 della nostra Costituzione "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", che è stato svuotato di senso dal Nuovo Modello di Difesa dell'Italia?

Si avvia un'analisi seria sul fallimento delle missioni italiane in Iraq ed Afghanistan?

Nulla di tutto ciò.

Dietro la vuota retorica delle "missioni di pace" che giustifica la gita in caserma si nasconde molta dell'ipocrisia italica, sconosciuta, ad esempio, negli Stati Uniti. Gli americani non hanno mai definito la loro missione in Afghanistan come umanitaria o di pace. Il comandante in capo delle truppe Nato in Afghanistan, il generale americano David Petraeus, ai cui ordini operano i soldati italiani, parla sempre e in modo chiaro di "War", di guerra. Quindi di violenza, sangue e morti, tanti, troppi, soprattutto tra i civili innocenti, che ha causato un milione di morti in Iraq e un numero indefinito di morti in Afghanistan, comprensivi dei 37 soldati italiani morti fino ad oggi in questa assurda guerra.

Non mi stupisce affatto che l'iniziativa dei bambini in caserma non provenga da una amministrazione comunale a guida Pdl, composta da fanatici seguaci di Ignazio La Russa, ma da una giunta del Pd.

Sui temi relativi agli armamenti, alle spese militari e al finanziamento delle missioni di guerra dei nostri soldati all'estero i politici del Pd hanno sempre assunto posizioni bipartisan di grande accordo col centro-destra, offrendo completa tutela alle lobby dei mercanti di armi che si arricchiscono con le guerre e la proliferazione degli armamenti.

Considero questa iniziativa di stampo fascista un errore politico e un crimine educativo da non ripetere perché offende i bambini ed è un grave motivo di scandalo per le persone più sensibili della comunità pisana e nazionale.

Credo, comunque, che da questo evento possa nascere una speranza per il mondo della pace. Una speranza di un mondo, di una nazione e di una città migliori che riposa non nel silenzio complice dei dirigenti scolastici e degli insegnanti che hanno accompagnato i bambini in caserma senza sollevare obiezioni, ma in quei coraggiosi cittadini pisani, eroi della quotidianità, che hanno avuto il merito di aver denunciato questo grave problema educativo e morale, come anche nei volti e nei cuori di quei genitori, ogni anno più numerosi, che hanno detto "no" alla visita in caserma e per quel giorno hanno tenuto a casa i propri bambini.

I loro gesti di ferma denuncia e pacata disobbedienza avvicinano di un passo la profezia di Isaia: "Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra". (Isaia 2,4)

A tutti loro va il mio plauso, la mia stima e la mia vicinanza fraterna.

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